Le agenzie S&P e Moody’s hanno assegnato i rispettivi rating alla Scozia, che si accinge ad emettere il suo primo “kilt” bond. AA e Aa3 rispettivamente, in linea con i giudizi sovrani assegnati al Regno Unito. C’è soddisfazione a Holyrood, il Parlamento unicamerale di Edimburgo. L’emissione non avverrà nell’immediato, bensì nel primo anno della prossima legislatura. Essa inizierà con le elezioni per il rinnovo dei seggi in programma a maggio 2026.
“Kilt” bond in Scozia per finanziare le infrastrutture
Per il First Minister, John Swinney, ricorrere direttamente al mercato dei capitali è un fatto di orgoglio.
I proventi che la Scozia incasserà grazie al suo primo bond, saranno destinati a finanziare le infrastrutture. Il termine “kilt” è un soprannome che è stato dato a questo titolo del debito, facendo riferimento al tradizionale capo di abbigliamento locale.
La Scozia non è uno stato indipendente, in quanto fa parte del Regno Unito. Dal 1997 beneficia, però, della cosiddetta “devolution”. In buona sostanza, elegge un proprio Parlamento e gestisce in autonomia parte del gettito fiscale. Quasi un decennio fa, poi, le è stata concessa la possibilità di emettere titoli del debito per conto proprio. Ad oggi, però, si è sempre finanziata attingendo al National Loan Fund. In teoria, può ricorrere ai prestiti sul mercato fino a 450 milioni di sterline all’anno e fino a 3 miliardi in tutto.
Incognita indipendenza
Ci si aspetta, quindi, che il bond della Scozia avrà dimensioni limitate. Si parla di 1,5 miliardi di sterline. Quanto ai rating, S&P nota che il debito totale di Edimburgo sarà di appena il 10% dei ricavi operativi al 2027.
L’indebitamento scozzese ricade quasi interamente su quello nazionale, in effetti. Ma le agenzie rimarcano l’incognita politica. Swinney ha promesso di indire un nuovo referendum per l’indipendenza nel caso di vittoria alle prossime elezioni.
Già nel 2014 se ne tenne uno con esito negativo per gli indipendentisti. Che ne sarebbe del bond emesso dalla Scozia in uno scenario del genere? Lo stato, a quel punto indipendente, batterebbe moneta propria e il titolo risulterebbe denominato in una valuta ormai straniera. In pratica, sarebbe debito estero. Per non parlare dei rischi legati a un simile evento, tra cui la fuga dei capitali. I giudizi restano legati ai rating assegnati ai Gilt. Con l’eventuale indipendenza (scenario remoto), se ne andrebbero per conto loro e risulterebbero più bassi.
Emissione legata ai risultati elettorali
Non è nemmeno detto che la Scozia emetterà il suo primo “kilt” bond. Tutto dipenderà dai risultati elettorali. Per i sondaggi lo Scottish National Party viaggia al 35% dei consensi, ampiamente primo davanti a Partito Laburista (19%) e Reform UK (16%). Si tratterebbe, comunque, di un dato in calo rispetto al 47,7% del 2021 e comporterebbe la perdita di numerosi seggi. Un governo ad Edimburgo non schiettamente indipendentista con ogni probabilità non ricorrerebbe all’emissione.
Bond Scozia a premio sul Gilt
Infine, quali i possibili rendimenti? La Scozia spunterebbe per il suo bond un rendimento superiore a quello del Gilt di pari durata.
I titoli di stato di Sua Maestà sono oggi i più generosi del G7. La scadenza a 10 anni offre il 4,50% e quella a 30 anni oltre il 5,30%. Trattandosi di una prima volta e scontando un premio generalmente per tutti i titoli sub-sovrani emessi nel mondo, dovremmo immaginare che un decennale scozzese offra quasi il 5%. Almeno, stando alle attuali condizioni di mercato. Esse potrebbero cambiare da qui ai prossimi mesi.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
