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Oggi: 05 Dic, 2025

Ecco come recuperare i contributi e andare in pensione nel 2026 evitando l’aumento dei requisiti, ma va fatto entro dicembre

Probabile aumento dei requisiti per la pensione nel 2026: come fare a uscire dal lavoro recuperando contributi.
1 mese fa
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pensione di reversibilità
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Ormai è certo che nel 2027 i requisiti per la pensione, ad esclusione di alcuni addetti ai lavori gravosi e usuranti, saliranno. Ci vorranno più anni di lavoro e più anni di età per poter andare in pensione. Nel 2027 il governo ha deciso di usare una mano leggera, introducendo solo un mese di aumento anziché i tre mesi inizialmente previsti. Tuttavia, nel 2028, con ulteriori due mesi di incremento, si arriverà a un totale di tre mesi di attesa in più, sia in termini di età che di contributi, rispetto alle regole attuali. Mai momento più opportuno, dunque, per puntare alla pensione nel 2026, evitando così gli aumenti dei requisiti.

E i metodi per recuperare contributi, anche fino a cinque anni, per anticipare il pensionamento esistono ancora. Tuttavia, non resteranno attivi nel 2026, motivo per cui è necessario agire in fretta e sfruttare finché è possibile la Pace Contributiva.

Ecco come recuperare i contributi e andare in pensione nel 2026 evitando l’aumento dei requisiti, ma va fatto entro dicembre

Da una legge di Bilancio all’altra poco è cambiato sul fronte previdenziale. Pochi interventi, spesso temporanei o di carattere tampone, ma nessuna riforma strutturale delle pensioni. Si tratta di misure limitate, ma in alcuni casi utili. Come quella introdotta con la legge di Bilancio 2025, entrata in vigore lo scorso gennaio, denominata Pace Contributiva.

Questo strumento, però, ha una scadenza precisa: è valido solo fino al 31 dicembre 2025, poiché fu istituito con validità biennale (2024-2025). E proprio oggi può rivelarsi un’occasione preziosa per evitare di rientrare negli inasprimenti dei requisiti previsti dalla nuova legge di Bilancio a partire dal 2027.

Con la Pace Contributiva è possibile coprire i vuoti contributivi intercorsi tra l’anno del primo versamento e il 31 dicembre 2023.

Tuttavia, si tratta di un’opportunità riservata ai cosiddetti “contributivi puri”, ossia a coloro che non hanno versato contributi prima del 1° gennaio 1996. Solo questi lavoratori possono riscattare i periodi scoperti, rendendoli utili ai fini pensionistici.

Pensione 2026: ecco una soluzione per aggirare l’aumento dei requisiti

Riscattare i vuoti contributivi significa trasformare i periodi non coperti da contribuzione (né da lavoro né figurativa o volontaria) in anni validi ai fini del diritto alla pensione. Questo permette di raggiungere più rapidamente i requisiti minimi per il pensionamento previsti dalle diverse misure vigenti.

Attenzione, però: i periodi devono essere completamente scoperti e non parzialmente mancanti per motivi legati, ad esempio, a un datore di lavoro inadempiente o a situazioni analoghe. Chi dispone di vuoti contributivi reali può versare l’onere previsto e colmare la propria carriera assicurativa, arrivando così — per esempio — ai 20 anni necessari per la pensione di vecchiaia nel 2026, prima che nel 2027 o nel 2028 servano tre mesi in più.

Un lavoratore contributivo puro, utilizzando la Pace Contributiva, può anche migliorare l’importo della propria pensione, arrivando fino a tre volte l’assegno sociale, e accedere al pensionamento a 64 anni nel 2026.

Come andare in pensione nel 2026 con la Pace Contributiva

Il tempo, però, stringe: la Pace Contributiva è in scadenza e la nuova legge di Bilancio non ne prevede la proroga.

Entro il 31 dicembre 2025 gli interessati dovranno presentare domanda all’INPS e successivamente versare l’importo dovuto, calcolato in base alla retribuzione degli ultimi 12 mesi e all’aliquota contributiva prevista per il fondo pensionistico di appartenenza.

Il pagamento può essere effettuato in un’unica soluzione o a rate, fino a un massimo di dieci anni. Tuttavia, per chi punta a uscire dal lavoro nel 2026, è necessario optare per rate più brevi, in modo da completare i versamenti prima della data di pensionamento.

Un vantaggio ulteriore è che tutto ciò che si versa è interamente deducibile dal reddito imponibile, seguendo il principio di cassa. Si può dunque scaricare fiscalmente l’importo versato nello stesso anno in cui si genera il reddito.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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