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Oggi: 05 Dic, 2025

A Cuba mangi se paghi in dollari e 9 su 10 patiscono la fame

La fame dilaga a Cuba, dove la crisi dell'economia ha raggiunto livelli di allarme, acuita dal tracollo del Venezuela di Nicolas Maduro.
2 mesi fa
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A Cuba dilaga la fame
A Cuba dilaga la fame © Licenza Creative Commons

Se tutti gli occhi del mondo sono puntati da mesi su Gaza per le gravi condizioni in cui versa la popolazione a causa del conflitto con Israele, a Cuba la fame dilaga in silenzio. Lo scorso 10 settembre c’è stato un blackout che ha coinvolto l’intera isola, il quarto in meno di un anno. La luce manca nelle abitazioni anche per 18 ore al giorno. La rete elettrica è un colabrodo e il collasso economico del Venezuela aggrava la situazione. Il regime del compagno Hugo Chavez prima e Nicolas Maduro dal 2013 ha sostenuto l’economia isolana con la fornitura di petrolio semi-gratis. Ma le estrazioni nello stato andino sono ridotte all’osso e attualmente Cuba riceve appena 8.000 barili al giorno dall’alleato, sette volte in meno rispetto ai livelli medi di soli due anni fa.

Pochi dollari e l’inflazione esplode

Anche il turismo è in crisi e questo riduce le entrate di valuta pesante come dollari americani, canadesi ed euro. Senza, le importazioni diventano impossibili e nel frattempo la produzione interna collassa a causa dei sotto-investimenti e della carenza di materie prime. Il raccolto di zucchero è crollato a sole 200.000 tonnellate per quest’anno, il dato più basso dal lontanissimo 1.800. Pensate che negli anni Ottanta raggiugeva le 8 milioni di tonnellate.

La carenza diffusa di beni continua ad alimentare l’inflazione, problema simile al Venezuela di questi anni. L’inflazione ad agosto era ancora superiore al 15% e in media nell’ultimo lustro è stata del 35,5%. I prezzi al consumo sono esplosi di circa il 360% in 5 anni. Viceversa, il tasso di cambio con il dollaro perde l’89% dalla metà di marzo del 2021.

Per un dollaro servivano nei giorni scorsi 437,5 pesos ad Havana sul mercato nero contro un cambio ufficiale rimasto fermo a 120 pesos.

Povertà estrema in 9 casi su 10

E proprio questo disallineamento tra cambio di mercato e cambio ufficiale sta facendo dilagare la fame a Cuba più di quanto già non fosse. I negozi chiedono di essere pagati in valuta americana, consapevoli che i pesos siano siano sopravvalutati e tendano a perdere significativamente potere di acquisto di settimana in settimana. Il problema è che solo una minoranza della popolazione ha accesso ai dollari. Sono coloro che vivono di turismo ed esportazioni in generale, una percentuale in calo a causa del tracollo del settore. Per fortuna sono in tanti ad avere almeno un parente fuggito all’estero. Dal 2021 ben 2 milioni, quasi un quinto della popolazione, hanno deciso di abbandonare l’isola.

Secondo l’UNICEF il 10% dei bambini vive in condizioni alimentari severe. Per l’Osservatorio Cubano per i Diritti Umani 7 persone su 10 saltano regolarmente almeno uno dei tre pasti al giorno e l’89% vive in povertà estrema. Revolucion tradita, altro che uguaglianza e benessere per tutti! Il possesso di dollari fa la differenza tra chi può mangiare e chi no. Il regime di Miguel Diaz-Canel sembra sempre sull’orlo di cadere per il malcontento diffuso, ma la verità è che il comunismo imposto da Fidel Castro nel 1959 può confidare su un esercito fedelissimo.

Fame a Cuba ignorata nel mondo

La fame a Cuba non fa notizia perché le informazioni ufficiali derubricano il fenomeno a problema quasi transitorio e sopportabile. Il resto lo fa l’ideologia di chi all’estero analizza i fatti con i paraocchi. Lo stipendio pubblico stesso risulta di gran lunga insufficiente per vivere, ammontando ad appena 20 dollari al mese al cambio di mercato. Il salario minimo varia, a seconda della categoria di appartenenza, tra 2.100 e 6.300 pesos, circa 5-15 dollari. Una miseria, se si pensa che un kg di riso in media si compra per 2,11 dollari.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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