Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato le cifre che faranno da cornice alla prossima legge di Bilancio. Il deficit scenderà al 3% già quest’anno, meno del 3,3% fissato con il DEF di aprile. Per l’anno prossimo sarà al 2,8%. La crescita del Pil è stata rivista al ribasso allo 0,5% e allo 0,7% rispettivamente. Scarsi i margini per abbassare la pressione fiscale, sebbene il taglio dell’IRPEF sarebbe confermato e, come vedremo, includerebbe l’ipotesi di una sterilizzazione per i redditi sopra 50.000 euro lordi all’anno.
Sterilizzazione taglio IRPEF per carenza di risorse?
I beneficiari saranno i contribuenti con redditi sopra i 28.000 euro.
Infatti, l’IRPEF per il secondo scaglione tra 28.000 e 50.000 euro scenderebbe dall’attuale 35% al 33%. Coinvolti quasi un terzo di coloro che presentano la dichiarazione dei redditi, qualcosa come 12,6 milioni. Il beneficio sarebbe crescente fino ai 50.000 euro. Coloro che dichiarano esattamente questo importo, pagherebbero il 2% in meno sugli ultimi 22.000 euro, risparmiando 440 euro.
Sembra sfumata l’ipotesi avanzata da Forza Italia di estendere il secondo scaglione fino ai 60.000 euro. Un’opzione che renderebbe il fisco italiano meno opprimente nel confronto internazionale. La carenza di risorse sta facendo desistere gli stessi proponenti. In quel caso, un contribuente con reddito di 60.000 euro avrebbe risparmiato i suddetti 440 euro e altri 1.000 euro sugli ultimi 10.000 euro. Sopra 50.000 euro, infatti, ad oggi l’aliquota IRPEF sale al 43%. Il costo specifico ammonterebbe a 756 milioni.
Detrazioni fiscali nel mirino
Il costo della misura in discussione nel governo, invece, è stimato in 1,24 miliardi di euro dalla Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti. Tuttavia, bisogna aggiungerne altri 1,33 miliardi per i contribuenti con redditi sopra 50.000 euro.
Questi si avvantaggerebbero anch’essi dei minori versamenti effettuati sul secondo scaglione. Ed ecco spuntare l’ipotesi di sterilizzazione del taglio IRPEF. Un provvedimento che già ha dispiegato i suoi effetti con il taglio a beneficio dei redditi fino a 28.000 euro. Vediamo in cosa consiste.
L’aliquota del 25% sopra i 15.000 euro e fino a 28.000 euro è stata abbassata al 23%. Il risparmio massimo ottenuto dai contribuenti è stato di 260 euro per coloro che dichiarano dal massimo insù del vecchio secondo scaglione. Tuttavia, il governo ha introdotto la sterilizzazione del taglio IRPEF per i redditi sopra 50.000 euro. Come? Attraverso una franchigia di 260 euro per le detrazioni fiscali. Ad esempio, puoi “scaricare” dalle tasse 700 euro e hai dichiarato 60.000 euro? Lo stato ti riconoscerà 440 euro (700 – 260).
Verso nuova franchigia piena o parziale
Anche questa volta per ragioni di bilancio si andrebbe in tale direzione. Sopra 50.000 euro o una soglia di reddito possibilmente più alta, i 440 euro di beneficio sarebbero annullati da una franchigia. La quale si andrebbe a sommare a quella precedente, salendo eventualmente a 700 euro. In pratica, per detrazioni sotto tale importo non verrebbe riconosciuto alcunché. Una siffatta sterilizzazione del taglio IRPEF colpirebbe quei 3 milioni di contribuenti che versano più di 84 miliardi di imposta netta.
Potranno esserci soluzioni intermedie. Una sarebbe quella sopra accennata di sterilizzare il taglio oltre un livello di reddito alto (80.000-100.000 euro, ecc.).
Un’altra consisterebbe in una sterilizzazione parziale e/o crescente del taglio IRPEF: franchigia inferiore ai 440 euro sopra 50.000 euro e possibilmente piena sopra una soglia di reddito maggiore. Comunque sia, una soluzione tendenzialmente iniqua. Non solo perché punirebbe coloro che maggiormente contribuiscono al versamento dell’imposta, ma anche perché non colpirebbe tutti in egual misura.
Sterilizzazione taglio IRPEF, minoranza vessata
Chi dichiara sopra 50.000 euro e non ha detrazioni fiscali da far valere, non subisce già alcuna sterilizzazione del taglio IRPEF. Al contrario di chi presenta detrazioni. Ma questo mette in discussione l’intero impianto fiscale italiano: se le detrazioni riguardano voci di spesa sensibili, come mutui e ristrutturazioni edilizie, perché punire chi le sostiene? Al di là di tutto, si conferma il rischio definitivo di una “dittatura della maggioranza”. Coloro che dichiarano tanto, sono pochi e per questo non riescono a fare valere i loro interessi in una società democratica in cui vige il principio di una testa e un voto. Tanto varrebbe farsi furbi come coloro che sotto-dichiarano o evadono del tutto le imposte.
giuseppe.timpone@investireoggi.it