Sei nato nel 1954 o prima e non hai mai potuto ottenere una vera e propria pensione? In alcune circostanze l’INPS può “ripescarti”. Un autentico ripescaggio previdenziale che consente ai nati in quegli anni di ottenere oggi ciò che in passato non spettava loro, e che magari non immaginavano di poter richiedere.
Le regole del sistema previdenziale italiano sono chiare: esistono prestazioni che, al compimento di una determinata età, possono essere richieste all’INPS, anche se pochi sanno di avere questa possibilità. Alcuni contribuenti possono avere diritto alla pensione di vecchiaia soltanto una volta compiuti i 71 anni.
Si tratta di soggetti che prima non hanno potuto accedere alla pensione e che, nel frattempo, potrebbero essere stati coperti dalla vecchia pensione sociale, una misura assistenziale che non richiede contributi, ma solo il rispetto di requisiti anagrafici e reddituali.
Tuttavia, perché accontentarsi di un trattamento assistenziale — spesso legato alla prova dei mezzi — quando si può far valere il diritto a una pensione vera e propria?
Pensioni, non è mai troppo tardi per chiedere di più all’INPS, ecco cosa fare dai 71 ai 76 anni di età
Parliamo qui della pensione di vecchiaia contributiva, che si matura a 71 anni per chi non ha mai versato contributi prima del 1996, i cosiddetti contributivi puri.
Questi soggetti, una volta raggiunti i 71 anni, possono finalmente ottenere ciò che a 67 anni non era stato possibile. Infatti, a 67 anni i contributivi puri devono:
- avere almeno 20 anni di contributi;
- maturare un importo di pensione non inferiore all’assegno sociale.
Essendo le pensioni dei contributivi puri prive di integrazioni al minimo, capita spesso che, pur avendo 20 anni di contributi, l’importo non raggiunga la soglia dell’assegno sociale.
In questi casi, il diritto alla pensione non scatta. Le due cause principali di esclusione sono quindi:
- carenza del requisito contributivo minimo (20 anni mancanti);
- importo della pensione troppo basso rispetto all’assegno sociale.
Ecco cosa si può fare al superamento di una determinata età
A 71 anni entrambi questi ostacoli vengono meno. Infatti, per la pensione di vecchiaia contributiva bastano 5 anni di contributi, indipendentemente dall’importo della pensione maturata.
In teoria, dunque, questi soggetti avrebbero diritto alla pensione già a 71 anni. Tuttavia, chi a 67 anni non ha potuto accedervi ricorre solitamente all’Assegno Sociale, che non richiede contributi. Ma impone il rispetto di limiti reddituali costanti per tutta la durata della prestazione.
Molti scelgono questa strada, spesso mantenendosi con reddito zero per percepire l’importo pieno dell’assegno. Così, nonostante abbiano superato i 71 anni, continuano a percepirlo senza richiedere la pensione di vecchiaia contributiva, che invece sarebbe spettata loro.
La buona notizia è che nulla è perduto: la legge consente di recuperare fino a 5 anni di arretrati. Ciò significa che, se la pensione di vecchiaia a 71 anni risulta più alta dell’Assegno Sociale, il beneficiario non solo inizierà a percepire l’importo maggiore dal momento dell’accoglimento della domanda, ma avrà diritto anche a ricevere arretrati fino a 5 anni indietro.
L’Assegno Sociale verrà revocato e sostituito con la pensione. Permettendo così di ottenere un trattamento più elevato e stabile, finalmente in linea con i propri diritti contributivi.