Torna lo spettro degli esodati per chi ha già lasciato il mondo del lavoro. Come cantano i Modà con il brano Se si potesse non morire: “Frantumerei il mio cuore in polvere di sale per coprire ogni centimetro di mare. Se potessi mantenere più promesse e in cambio avere la certezza che le rose fioriranno senza spine cambierebbero le cose”.
Una speranza di stabilità e sicurezza che sembra essere sempre più lontana per molti pensionati italiani. Torna infatti lo spettro degli esodati, una problematica che rischia di colpire migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno lasciato il lavoro con accordi regolari, aderendo a misure di uscita anticipata.
Esemplare in questo senso è la testimonianza di un nostro lettore che a tal proposito ci scrive: “Mi chiamo Andrea e sono uscito dal lavoro tramite isopensione, con tanto di accordi ben definiti che prevedevano una data certa per l’accesso alla pensione. Ora sento dire che dal 2027 potrei restare per alcuni mesi senza reddito e senza contributi. È davvero così? Rischio concretamente di trovarmi senza assegno nonostante gli accordi firmati? E quali interventi sono previsti per evitare questo vuoto? Grazie in anticipo per la risposta”.
Sei in pensione ma potresti restare senza: torna lo spettro degli esodati
Per rispondere al quesito del nostro lettore ricordiamo che in base alle leggi vigenti è possibile accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni a patto di aver maturato almeno vent’anni di contributi. È possibile, inoltre, uscire anticipatamente dal mondo del lavoro attraverso delle misure ad hoc, come la pensione anticipata ordinaria. Quest’ultima viene riconosciuta a prescindere dal requisito anagrafico, al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, mentre per le donne la soglia è fissata a 41 anni e 10 mesi di contributi.
Sempre in base a quanto previsto dall’attuale normativa, inoltre, ogni due anni avviene l’aggiornamento dei requisiti pensionistici tenendo conto dell’aspettativa di vita. Quest’ultima continua ad essere sempre più alta e vi è il rischio che l’età pensionabile continui a salire, tanto da rendere necessario il raggiungimento dei 70 anni per poter andare in pensione.
In particolare, stando alle ultime stime, a partire dal 2027 si potrebbe assistere ad un aumento di tre mesi dei requisiti per andare in pensione. Ne consegue che per accedere alla pensione di vecchiaia potrebbe essere necessario avere minimo di 67 anni e tre mesi. Per la pensione anticipata, invece, potrebbero essere richiesti minimo 43 anni e 1 mese di contributi.
Coloro che sperano di andare in pensione dal 2027, quindi, rischiano effettivamente di dover restare al lavoro qualche mese in più del previsto. Se tutto questo non bastasse si rischia di assistere al ritorno degli esodati, con ben 44 mila persone che resterebbero senza lavoro e senza trattamento pensionistico per tre mesi. Ad essere colpiti sarebbero in particolar modo i soggetti che hanno concordato dei piani di uscita anticipata grazie a delle misure di scivolo come l’isopensione.
Riforma delle pensioni: in attesa di misure per garantire equità e sostenibilità
Il futuro delle pensioni in Italia è segnato da numerose incertezze e possibili cambiamenti.
Misure come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale termineranno entro la fine del 2025. E si prevede una loro possibile proroga, con modifiche ai requisiti e alle condizioni di accesso. Il governo, inoltre, starebbe valutando nuove soluzioni per rendere più agevole l’uscita dal lavoro. Come una possibile versione più flessibile della Quota 41 e l’estensione della pensione anticipata a 64 anni anche per chi ha un sistema contributivo misto.
Il tutto con la possibilità di integrare l’assegno tramite strumenti aggiuntivi, come ad esempio una quota del TFR. Inoltre potrebbero essere attuati degli interventi volti a bloccare l’aumento automatico dell’età pensionabile dal 2027. Al momento comunque, è bene sottolineare, si tratta di ipotesi. Non resta che attendere le prossime mosse del governo per scoprire quale sarà il futuro del sistema previdenziale italiano. Con la speranza che le future misure possano garantire maggiore certezza, equità e sostenibilità a un sistema chiamato a rispondere alle sfide demografiche ed economiche del Paese.