La Legge 104 tutela le persone con disabilità e i loro familiari. Lo fa con vari strumenti. I più usati sono il congedo 24 mesi e i tre giorni di permesso mensile.
Che cos’è il congedo 24 mesi con la 104
Il congedo fino a 24 mesi serve per assistere un familiare con disabilità grave. È un periodo lungo. Pensato per situazioni difficili. Per esempio dopo una diagnosi importante. O quando la persona non è mai autonoma.
A chi spetta il congedo 24 mesi
Il congedo può essere richiesto da alcuni familiari.
In genere:
- coniuge o parte dell’unione civile convivente;
- convivente di fatto;
- genitori, anche adottivi;
- figli conviventi;
- fratelli o sorelle conviventi, in mancanza degli altri;
- altri parenti o affini conviventi, se non ci sono i precedenti.
Serve sempre la convivenza o un legame stabile. E serve il riconoscimento di disabilità grave del familiare assistito.
Quanto dura e come si usa
La durata massima è di 24 mesi per ogni persona disabile grave. È un tetto complessivo. Riguarda tutti i familiari che assistono quello stesso soggetto.
Il congedo può essere:
- continuativo (tutto di seguito);
- oppure frazionato in più periodi.
Durante il congedo il lavoratore non presta servizio. In molti casi riceve un’indennità. Ma di solito non è pari al 100% della retribuzione. Inoltre spesso il periodo non vale per maturare ferie, tredicesima o TFR.
Serve una domanda formale (di norma all’INPS e al datore di lavoro). E serve la documentazione sanitaria aggiornata.
Cosa sono i tre giorni di permesso mensile 104
Altro strumento molto usato sono i tre giorni di permesso mensile.
Anche questi sono legati alla disabilità grave. Ma hanno funzionamento diverso.
A chi spettano i tre giorni mensili
I tre giorni possono essere chiesti da:
- lavoratore disabile grave per se stesso;
- genitore di figlio con disabilità grave;
- coniuge, parte dell’unione civile, convivente di fatto;
- altri familiari indicati dalla legge, se ci sono i requisiti.
La persona assistita deve avere il riconoscimento di handicap grave. Lo stato deve risultare dal verbale.
Come funzionano i tre giorni
Si tratta di permessi retribuiti. Il lavoratore resta a casa, ma il giorno è pagato e coperto da contribuzione figurativa.
I tre giorni:
- si riferiscono al mese, non all’anno;
- possono essere usati a giornate intere;
- in alcuni casi possono essere frazionati in ore, secondo i contratti.
Di solito bisogna avvisare il datore di lavoro con un minimo di preavviso. E allegare la documentazione sanitaria. I tre giorni servono per accompagnare a visite, terapie, o per assistenza quotidiana.
Differenze principali tra congedo 24 mesi e tre giorni di permesso
Congedo 24 mesi e tre giorni di permesso hanno lo stesso obiettivo: aiutare la famiglia. Ma non sono la stessa cosa. Ecco le differenze chiave riassunte in tabella.
| Aspetto | Congedo fino a 24 mesi | Tre giorni di permesso mensile |
|---|---|---|
| Durata | Massimo 24 mesi complessivi | 3 giorni ogni mese |
| Tipo di assenza | Lunga, continuativa o a periodi | Breve, a giornate (o ore) |
| Retribuzione | Indennità spesso non piena | Retribuzione piena di norma |
| Effetti su ferie e TFR | Spesso non maturano | Di solito maturano come lavoro |
| Uso tipico | Assistenza intensa e continuativa | Assistenza periodica e regolare |
| Procedura | Domanda formale a INPS e datore | Richiesta di permesso al datore |
Quando conviene il congedo 24 mesi
Il congedo fino a 24 mesi è indicato quando la persona disabile ha bisogno di presenza costante.
Per esempio dopo un intervento importante. O quando ci sono cure lunghe e pesanti.
È utile anche quando in famiglia non ci sono altre soluzioni. Nessuno può sostituire il caregiver. L’assenza dal lavoro serve per dedicarsi quasi del tutto all’assistenza. In questa prospettiva il congedo 24 mesi serve a mantenere il posto di lavoro dopo assenze lunghe.
Bisogna però valutare bene il lato economico. L’indennità può essere inferiore allo stipendio pieno. E il periodo può incidere su ferie, tredicesima e TFR.
Quando convengono i tre giorni di permesso mensile
I tre giorni di permesso 104 sono perfetti per l’assistenza regolare ma non continua. Per esempio:
- visite periodiche;
- cicli di fisioterapia;
- compagnia e supporto per alcune giornate al mese.
La retribuzione resta piena. Anche la posizione contributiva è più protetta. È una soluzione più leggera dal punto di vista economico per la famiglia.
Si possono usare sia congedo 24 mesi sia permessi?
In linea generale, congedo e permessi sono strumenti diversi. Nel corso della vita lavorativa può capitare di usare entrambi. Prima in un modo. Poi nell’altro.
Ci sono però limiti e regole. Esistono tetti massimi. E coordinamento tra i familiari che assistono la stessa persona disabile.
Per questo consigliamo sempre di:
- verificare il proprio caso con INPS o patronato;
- controllare il contratto di lavoro;
- parlare con un consulente del lavoro o il sindacato.
Cosa cambia nel 2026 per chi assiste un familiare
Nel 2026 restano centrali sia il congedo 24 mesi sia i tre giorni di permesso. La nuova normativa sugli strumenti per i caregiver punta a dare più flessibilità. In molti casi saranno possibili anche permessi aggiuntivi per visite e terapie.
La logica è chiara: chi assiste un familiare con disabilità grave non deve scegliere tra lavoro e cura.
La Legge 104, insieme alle novità recenti, prova a sostenere meglio queste situazioni.
Conclusioni: come scegliere lo strumento giusto nel 2026
Il messaggio per il 2026 è semplice. Il congedo 24 mesi serve per periodi lunghi e difficili. I tre giorni di permesso mensile servono per gestire l’assistenza nel tempo, senza interrompere del tutto il lavoro.
Nessuna scelta è “giusta” in assoluto. Conta la situazione concreta della famiglia. Conta lo stato di salute della persona con disabilità. E conta anche l’equilibrio economico.
Prima di decidere è sempre utile fare due passi:
- informarsi bene sui propri diritti;
- chiedere aiuto a patronato, CAF o consulente del lavoro.
