Una misura che sicuramente dovrebbe trovare posto nella legge di Bilancio del 2026 o quanto meno nel suo collegato fiscale (ma non cambierebbe nulla nella sostanza), è il taglio dell’IRPEF al ceto medio. Parliamo di quello spaccato della popolazione dei contribuenti che più di altri da anni soffre una perdita di potere di acquisto dei loro redditi, siano essi di pensione, lavoro subordinato o lavoro autonomo. Il ceto medio a cui facciamo riferimento e che il governo adesso indica come quello da tutelare è quello con redditi compresi tra i 28.000 ed i 50.000 euro. E sono questi i contribuenti che nel 2026 avranno alcune gradite sorprese.
Con IRPEF su stipendi e pensioni ma non solo, che verrebbe sensibilmente ridotta.
Un 2026 d’oro per pensionati e lavoratori: più stipendio e più pensione, ecco tutti i beneficiari e perché
Come accade sempre quando un governo di coalizione si mette al lavoro con la legge di Bilancio, parlare di trattative forse è esagerato, ma non si discosta dalla realtà dei fatti. Perché ogni parte che compone la coalizione ha i suoi cavalli di battaglia. La Lega per esempio pretende la rottamazione delle cartelle.
Significa che pretende la nuova sanatoria che si chiamerebbe rottamazione quinquies. C’è chi è sponsor del concordato preventivo biennale, chi delle pensioni minime a 1.000 euro, chi del TFR da usare per andare in pensione prima e così via dicendo. E c’è chi, come Forza Italia, vorrebbe portare a casa la realizzazione della promessa elettorale di riformare del tutto l’IRPEF. Parliamo dell’Imposta che grava sui redditi, già riformata la prima volta lo scorso anno e adesso resta in attesa del nuovo intervento.
Che per quanto detto in premessa, riguarda il ceto medio. Con l’ormai celebre taglio al secondo scaglione di imposta, che riducendo il prelievo fiscale aumenterà agli interessati il netto in busta paga se si tratta di lavoratori dipendenti. Ridurrà l’IRPEF da versare con i modelli di dichiarazione dei redditi ai lavoratori autonomi. E aumenterà la pensione netta ai titolari di prestazioni INPS assoggettate ad IRPEF.
Ecco il piano voluto da Forza Italia
“Sulla manovra noi puntiamo soprattutto alla riduzione della pressione fiscale per aiutare il ceto medio. Significa riduzione dell’IRPEF dal 35% al 33% e allargamento della base fino a 60.000 euro”, sono queste le parole del leader di Forza Italia e Vicepremier Antonio Tajani. In definitiva, l’idea di cui parla il Ministro degli Esteri Tajani è di togliere il 2% di prelievo sulla parte di reddito di un contribuente tra i 28.000 ed i 50.000 euro.
Il che porterebbe il prelievo da 7.700 euro (il 35% di 22.000 euro) a 7.260 euro (il 33% di 22.000 euro), ovvero 440 euro risparmiati all’anno. Ma se prendiamo buona anche l’idea di issare a 60.000 euro il tetto massimo dentro il secondo scaglione, allora su questi ulteriori 10.000 euro, il risparmio sarebbe di 10 punti percentuali. Il terzo scaglione di imposta per i redditi eccedenti i 50.000 euro è al 43% di aliquota. Portare da 50.000 a 60.000 euro questo tetto produrrebbe un prelievo che scenderebbe da 4.300 a 3.300 euro.
Altri mille euro annui in meno di tasse.