Buone notizie per Xiaomi, e ovviamente anche per i suoi utenti; il ban degli Stati Uniti sembrerebbe ora solo un male scongiurato. Secondo Bloomberg infatti gli USA e il colosso cinese avrebbero trovato l’accordo.

Xiaomi è ok per gli USA

Ricorderete la battaglia di Trump contro le aziende tech cinesi, aziende secondo l’ex presidente americani strettamente connesse con il Governo cinese. lo scontro politico, con gli smartphone Huawei tacciati di essere usati per spionaggio, in quanto la policy non era in linea con la regolamentazione occidentale, fu il motivo principale del ban da parte di Google.

Via il Play Store dagli smartphone Huawei, via i servizi di Big G, l’azienda si mette in proprio e crea AppGallery. Ma il destino riservato a Huawei poteva essere esteso a tutti gli altri device del paese.

La lista nera del ban prevedeva infatti anche Xiaomi, ma ora coloro che hanno uno smartphone di questa casa possono tirare un sospiro di sollievo. Secondo le ultime indiscrezioni riportate da Bloomberg, pare infatti che si sia trovato l’accordo e che quindi l’azienda sia stata depennata dalla black List. Non si conoscono ancora in termini dell’accordo, ma si ha una data relativa alla fine delle ostilità. Le parti infatti dovrebbero concludere la trattativa il 20 maggio, giorno in cui si ipotizza comunicheranno l’uscita definitiva da parte di Xiaomi dalla DOD, ossia la lista nera creata dall’amministrazione Trump.

Xiaomi vs USA, ora è pace

Secondo la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, le parti coinvolte stanno ancora negoziando gli ultimi dettagli per risolvere il contenzioso, ma sembra ormai certo che alla fine tutto finirà per il meglio. Del resto, Xiaomi ha fatto grandi investimenti nel Nord America, e avrebbe fatto di tutto per difendere la sua posizione in un mercato così fruttuoso.

Già da subito comunque si capiva che nel suo specifico caso gli USA stavano facendo un errore. Xiaomi aveva immediatamente smentito di essere posseduta, controllata o affiliata all’esercito cinese, e di non essere pertanto una “società militare comunista”. La società aveva anche fatto ricorso e causa al Governo statunitense, ottenendo una sentenza favorevole a marzo, ma che necessitava ancora del sigillo di pace. Un pugno di ferro che quindi ora sembra essere finalmente giunto al lieto fine.

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