Tremenda batosta per WhatsApp, multa record da 225 milioni di euro per aver violato le leggi sulla privacy. Si tratta di un’ammenda che arriva seconda nella lista dei record, visto che quella di Amazon fu di ben 746 milioni di euro. Ma cosa precisamente ci ha fatto per meritare questa maxi multa?

WhatsApp, multa record

225 milioni di euro sono una cifra impressionante, o forse no. Se paragonate agli introiti dell’azienda sono noccioline. Rappresentano infatti lo 0,8% del profitto di Facebook per il 2020.

Ma qual è il motivo di questa ammenda comminata dalla Commissione per la protezione dei dati in Irlanda? Molto semplice, violazione della legge sulla privacy e i dati GDPR dell’Ue del 2018. La violazione infatti risale a 3 anni fa, in questo tempo la Commissione ha deciso di inasprire la sua pena su richiesta degli enti regolatori europei.

Ma cos’è precisamente che viene contestato a WhatsApp? Perché sosteniamo che ci ha fregati tutti? Perché l’accusa è molto chiara, la Commissione accusa l’app di non essere stata chiara con gli utenti in merito al suo utilizzo. Nella sanzione infatti si legge che l’app è accusata di non aver assolto ai suoi obblighi di trasparenza in merito all’utilizzo dei dati raccolti dall’app stessa. Naturalmente, la prima mossa di WhatsApp è stata quella di far sapere che ricorreranno in appello, e che ritengono la cifra spropositata.

WhatsApp e la privacy

Ancora una volta dunque WhatsApp cade sul problema della privacy. Vedremo alla fine chi la spunterà dopo l’appello. Intanto, andiamo a dare uno sguardo alle informazioni che l’app raccoglie sugli utenti:

L’orario in cui è stato generato il rapporto richiesto, ovvero la domanda per ricevere il database
Il nome (lo stesso visibile agli altri utenti)
La foto profilo
L’indirizzo IP al momento della richiesta del rapporto
Il sistema operativo dello smartphone e la versione di WhatsApp installata
Il produttore e il modello del dispositivo
La foto del profilo
Tutti i numeri di telefono dei contatti di WhatsApp
I nomi dei gruppi a cui l’utente è stato invitato
I termini di servizio accettati, a che giorno e a che ora
La piattaforma, il giorno, l’ora e il codice della rete al momento della registrazione al servizio
I numeri bloccati
Se l’utente ha attivato o no le conferme di lettura, cioè le spunte blu
Le impostazioni della privacy (chi può vedere la foto del profilo e lo stato, per esempio)

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