Il CEO di Huawei, Richard Yu, è intervenuto nuovamente sulla questione delle memorie ‘scadenti’ riscontrate su alcuni Huawei P10 e P10 Plus. Prima di analizzare l’ultimo comunicato, nel quale si trova la parola ‘azioni’ e tale parola può significare soltanto due cose, può essere utile fare il punto della situazione e capire cosa è successo e cosa sta continuando a succedere in casa Huawei. Si tratta, davvero, di un passo falso enorme: l’azienda cinese si stava accreditando come il possibile terzo incomodo tra Apple e Samsung, ma quanto si sta verificando potrebbe portare a un danno d’immagine di proporzioni davvero gigantesche.

Insomma, è necessaria davvero un’azione di forza, come quella compiuta dalla Samsung sul suo Note 7.

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Huawei P10 e P10 Plus: cosa è successo fino ad oggi?

Tutto è iniziato con qualche sospetto e qualche prova empirica: alcuni Huawei P10 e P10 Plus erano più veloci e performanti di altri. Poi, il sospetto è divenuto realtà: la stessa Huawei ha ammesso di aver utilizzato memorie differenti sui proprio top gamma 2017 e il problema è che non è segnalato da nessuna parte, né sulla confezione d’acquisto né altrove. Ma qual è il problema? Semplice: alcuni P10 e P10 Plus hanno RAM di tipo LPDDR3 altri di tipo LPDDR4 (generazioni differenti); poi si trovano alcuni dispositivi con eMMC 5.1 e altri con UFS 2.0/2.1 (questi ultimi nettamente più performanti). Secondo dati benchmark, alcuni Huawei P10 sarebbe anche il doppio se non il triplo più veloci di altri.

La prima risposta di Yu non è piaciuta al pubblico: ha dichiarato che c’è stata carenza nelle catene di montaggio, ma che l’ottimizzazione tra hardware e software ha portato tutti gli smartphone sullo stesso livello. Cosa che, immediatamente, non è sembrata vera.

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Huawei P10 e P10 Plus: quali azioni ha in mente Yu? News aggiornate

E così il CEO Richard Yu ha deciso di intervenire nuovamente: ha scritto, infatti, una lettera ai colleghi, nella quale ha ammesso l’arroganza nella gestione del ‘memory gate’ di Huawei P10 e che è necessario un cambio nella gestione della questione. Al centro deve esserci sempre l’utente e il ‘cliente’ e, infine, parla di ‘azioni’ non meglio specificate. Quello che è stato sicuramente annunciato è la formazione di una Customer Listening Taskforce a disposizione di tutti coloro che riscontrano problemi; ma non sembra essere la soluzione definitiva. Insomma, le uniche azioni possibili – e immaginiamo che soltanto lì si potrà andare a finire – è il ritiro dal mercato dei dispositivi con memoria ‘scadente’ e il risarcimento per coloro che lo hanno acquistato. Un bel danno economico, ma forse nulla in confronto a quello che ne potrebbe seguire per quanto concerne l’immagine.