Nuovo scandalo riguardo lo spionaggio del web, stavolta nell’occhio del ciclone ci finisce Avast, la nota azienda antivirus, che a quanto pare attraverso la sua sussidiaria Jumpshot, vende ad aziende terze i dati raccolti durante la cronologia di navigazione degli utenti.

Avast nei guai, o forse no

La scoperta arriva dagli esperti di Motherboard e PCMag. Secondo quanto scoperto, Avast raccoglie i dati di navigazione, poi l’azienda minore Jumpshot li rivende ad altri big del settore. Tra i nomi coinvolti nella vendita troviamo colossi come Google, Microsoft, TripAdvisor, Yelp e Pepsi.

Tra le informazioni sensibili ci sono le ricerche effettuate su Google o su Google Maps, le visite alle pagine LinkedIn delle aziende, i video visualizzati sui siti porno e i prodotti acquistati su Amazon.

Qual è lo scopo di tutto questo? Naturalmente, conoscere meglio il potenziale clienti, effettuando quindi un profilo basato sulle preferenze e le ricerche dell’utente, sarà possibile offrigli poi delle pubblicità mirate durante la navigazione. Spesso dimentichiamo infatti di essere innanzitutto dei compratori per chi vende sul web, e quindi il nostro navigare nell’internet secondo tali aziende deve essere sempre finalizzato all’acquisto di un qualche prodotto.

C’è da dire però che il sistema di Avast sembra riuscire in qualche modo ad aggirare i paletti. Innanzitutto, i dati vengono raccolti in forma anonima, gli utenti sono però identificati con un codice specifico. Cosa più importante è che quando installiamo l’antivirus c’è un avviso che ci avverte dell’utilizzo dei dati da parte di Jumpshot e ci viene chiesto se dare il consenso oppure no.

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