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Oggi: 05 Dic, 2025

TARI, anche la chiesa deve pagare: niente esenzione automatica, decidono i comuni!

La risoluzione n.1/D 2025 chiarisce l’applicazione della TARI ai luoghi di culto, richiamando proporzionalità e regolamenti comunali
3 mesi fa
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Foto © Investireoggi

Con la risoluzione n.1/D del 2025, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha fornito un importante chiarimento sulla disciplina della TARI applicata agli edifici destinati al culto.

Il documento specifica che, in assenza di una disposizione esplicita nel regolamento comunale, anche questi luoghi sono soggetti al pagamento della tassa sui rifiuti. Tuttavia, l’amministrazione locale, nel calcolare l’importo, deve tenere conto della reale capacità di produrre rifiuti, spesso molto ridotta in queste strutture.

Nessuna esenzione TARI automatica prevista dalla legge

Il MEF ha ribadito che, nella normativa attuale, non esiste una norma generale che esenti i luoghi di culto dalla TARI.

Ciò significa che, per impostazione di base, chiese cristiane, moschee, sinagoghe, templi buddisti o induisti, pagode e santuari non beneficiano di un’esclusione automatica.

Questa interpretazione è confermata anche da una costante giurisprudenza: i tribunali hanno più volte sottolineato che questi edifici non sono sottratti, in quanto tali, al pagamento della tassa sui rifiuti.

Il potere regolamentare dei comuni

Nonostante l’assenza di una norma nazionale, i comuni hanno piena facoltà di intervenire con i propri regolamenti. Nell’esercizio del potere regolamentare, un ente locale può stabilire riduzioni o agevolazioni specifiche per i luoghi di culto, riconoscendo che la loro attività non genera, di norma, una produzione significativa di rifiuti.

Questa scelta è possibile purché sia dimostrato, in base all’uso concreto dell’edificio, che la produzione di rifiuti è inesistente o minima.

Le amministrazioni comunali possono quindi agire per tutelare le realtà religiose del territorio, adattando la tariffa alla reale situazione e distinguendo tra edifici che generano rifiuti urbani e quelli che, per natura e funzione, non lo fanno.

Si tratta di una possibilità che permette una gestione più equa e rispettosa delle caratteristiche di questi spazi.

Calcolo della tariffa e principi di proporzionalità

Quando un comune decide di non prevedere alcuna agevolazione per i luoghi di culto, la superficie occupata da questi edifici rientra nel calcolo della TARI come qualunque altro immobile. Tuttavia, il MEF (Ministero Economia e Finanze) ha sottolineato che l’ente impositore non può ignorare i principi di proporzionalità e ragionevolezza. In altre parole, la tariffa deve essere commisurata alla reale quantità di rifiuti prodotti.

Questo aspetto è particolarmente rilevante: un edificio religioso, utilizzato solo per funzioni religiose e non per attività commerciali o eventi di massa frequenti, difficilmente produrrà rifiuti in misura paragonabile ad altre tipologie di immobili. Una tariffa troppo elevata, scollegata dalla realtà, rischierebbe di risultare ingiusta e in contrasto con i principi indicati dal Ministero.

Esempi di luoghi di culto interessati dal pagamento TARI

La risoluzione del MEF cita diversi esempi per chiarire il concetto di luoghi di culto. Tra questi ci sono le chiese cristiane, le sinagoghe ebraiche, le moschee islamiche e i templi buddisti o induisti. Anche le pagode e i santuari rientrano nella stessa categoria. Si tratta quindi di un’ampia varietà di edifici religiosi, appartenenti a diverse tradizioni spirituali, tutti accomunati dalla funzione di ospitare cerimonie, preghiere e pratiche religiose.

Il richiamo a questa pluralità sottolinea che la regola non riguarda solo una confessione specifica, ma coinvolge indistintamente tutte le comunità religiose presenti sul territorio nazionale.

Il ruolo della giurisprudenza

La costante giurisprudenza citata dal Ministero conferma che gli edifici destinati al culto non sono automaticamente esclusi dalla tassa sui rifiuti. Questo orientamento dei tribunali serve da guida ai comuni e rafforza la posizione espressa nella risoluzione. In pratica, i giudici hanno più volte respinto l’idea che basti la destinazione religiosa di un edificio per esentarlo dalla TARI.

Questo approccio evidenzia la necessità di valutare caso per caso e invita le amministrazioni locali ad adottare criteri equi, basati sulla reale produzione di rifiuti e sul concreto utilizzo delle strutture.

Un equilibrio tra normativa e buon senso

La questione della TARI luoghi di culto rappresenta un esempio di come l’applicazione di una tassa debba tenere conto non solo delle regole formali. Ma anche delle peculiarità delle situazioni concrete. Pur non essendo prevista un’esenzione generale, il Ministero invita i comuni a esercitare il proprio potere regolamentare con buon senso, evitando di gravare su realtà che, di fatto, non contribuiscono in modo significativo alla produzione di rifiuti urbani.

Questo equilibrio tra rispetto della legge e considerazione delle specificità locali può favorire un rapporto più armonioso tra pubblica amministrazione e comunità religiose, garantendo al contempo un’applicazione giusta e proporzionata della tassa sui rifiuti.

TARI nei luoghi di culto: implicazioni pratiche per le comunità religiose

Per le organizzazioni religiose, la risoluzione del MEF rappresenta un invito a dialogare con le amministrazioni comunali. Se un regolamento locale non prevede riduzioni o esenzioni, le comunità possono far presente il limitato impatto ambientale delle proprie attività. E anche chiedere che il calcolo della tariffa rispecchi la reale produzione di rifiuti.

Allo stesso tempo, i comuni possono valutare la possibilità di inserire nei propri regolamenti agevolazioni mirate, assicurando così una gestione più equa e trasparente della TARI.

Riassumendo

  • La risoluzione n.1/D 2025 chiarisce l’applicazione TARI ai luoghi di culto.
  • Nessuna esenzione automatica prevista dalla legge per edifici religiosi.
  • I comuni possono introdurre agevolazioni nei propri regolamenti.
  • La tariffa deve rispettare proporzionalità e ragionevolezza sui rifiuti prodotti.
  • Chiese, moschee, sinagoghe, templi e santuari rientrano nella disciplina TARI.
  • Comunità religiose e comuni devono dialogare per tariffe eque.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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