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Oggi: 07 Dic, 2025

Lo spread ai minimi dal 2009 è una buona notizia anche per i bilanci di famiglie e imprese

Lo spread è sceso sotto i 70 punti base, ai minimi dal 2009. Buona notizia non solo per lo stato, ma anche per bilanci familiari e imprese.
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Spread basso buona notizia per bilanci familiari e imprese
Spread basso buona notizia per bilanci familiari e imprese © Licenza Creative Commons

Siamo passati dall’allarme spread, a cui siamo stati abituati per troppi anni, a parlare di questo argomento con toni di soddisfazione dopo la discesa sotto i 70 punti base, il livello più basso dal 2009. I rendimenti decennali italiani sovrastano quelli tedeschi di neppure lo 0,70%. All’apice della crisi del debito tra il 2011 e il 2012, il differenziale era esploso fino ad oltre 500 punti o 5%. Una notizia certamente positiva per lo stato italiano, che può rifinanziarsi sui mercati a costi più vicini a quelli della Germania. Ed è tutto il sistema Paese a beneficiarne, compresi i bilanci familiari e delle imprese.

Debito italiano torna appetibile sui mercati

Perché lo spread sta scendendo? L’Italia è considerata molto più affidabile che in passato sul fronte dei conti pubblici. Sta facendo meglio degli altri partner europei, tagliando il deficit e tornando all’avanzo primario.

Al netto della spesa per interessi, quindi, le entrate risultano superiori alle uscite. La nostra economia cresce molto poco, ma cresce. In Germania, da anni va indietro e l’uscita dal tunnel non sembra vicinissima. In Francia c’è il caos politico con un governo dietro l’altro e il deficit che resta altissimo. Persino Regno Unito e Stati Uniti non sono più rassicuranti, alle prese con rispettivi problemi di bilancio.

Il debito italiano viene premiato sui mercati e le agenzie di rating alzano da tempo i giudizi su di esso. A guadagnarci è lo stato, che può raccogliere capitali a costi più bassi di quelli che sosterrebbe se lo spread fosse maggiore. Come detto, però, anche i bilanci familiari e delle imprese ne risentono in positivo.

L’intera struttura dei tassi di interesse sta convergendo ai livelli tedeschi. Quando lo spread era alto, lo stato era costretto ad offrire rendimenti altrettanto alti per attirare domanda per i suoi titoli del debito. A loro volta, le banche dovevano fare concorrenza a colpi di tassi più alti offerti alla clientela e che inevitabilmente scaricava su prestiti e mutui.

Imprese italiane meno svantaggiate

In definitiva, spread alto equivaleva a pagare più interessi quando si andava in banca a chiedere denaro in prestito. Ora che lo spread è molto basso, sta accadendo e continuerà ad accadere il contrario. Un sollievo per i bilanci familiari, dato che un mutuo o un prestito peseranno di meno su di essi. Lo stesso dicasi per le imprese, che potranno fruire di tassi più bassi per investire denaro. E c’è un altro beneficio: poiché i tassi in Italia sono ormai molto simili a quelli in Germania, le nostre imprese progressivamente si ritroveranno a sostenere costi d’indebitamento altrettanto simili. Gli extra-costi sostenuti in questi anni hanno contribuito a ridurre la produttività, zavorrando gli investimenti stessi e tenendo bassa la domanda interna.

Abbiamo chiarito più volte che, a rigore, spread più basso/alto non implica necessariamente anche rendimenti più bassi/alti. Esso rileva la differenza tra i rendimenti italiani e tedeschi.

Se salgono entrambi, ma i primi un po’ meno, il costo del debito nel nostro Paese non sta scendendo; al contrario, sta persino salendo. In parte, è il fenomeno di questi mesi. I rendimenti dei BTp a 10 anni non sono significativamente più bassi da inizio anno, quando lo spread viaggiava sopra i 115 punti. Tuttavia, hanno fatto meglio dei rendimenti tedeschi, per cui c’è stata una forte convergenza.

Bilanci familiari e imprese beneficiari

Resta il fatto che, a parità di rendimenti tedeschi, se oggi avessimo lo stesso spread di inizio anno, i rendimenti italiani risulterebbero di quasi mezzo punto percentuale più alti. E a cascata lo sarebbero anche tutti i tassi su mutui e prestiti. Ecco perché diciamo che il calo dello spread rappresenta una buona notizia per i bilanci familiari e le imprese, oltre che per lo stato. Ci avviciniamo ai livelli di costo degli altri stati dell’Eurozona, per cui potremmo competere d’ora in avanti ad armi più pari. E’ stato difficile in tutti questi anni cercare di rilanciare consumi e investimenti, quando il denaro costava molto più che all’estero. Ciò ha frenato l’innovazione e la creazione di occupazione qualificata. Potremmo essere più vicini ad una svolta.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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