Scrivere sulle banconote non è reato, ma perché lo si faceva con le lire e ora non più con gli euro?

Scrivere sulle banconote non è un reato, ma sta di fatto che quasi nessuno lo fa più con gli euro, mentre con le lire era cosa diffusa.
4 mesi fa
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Banconote in lire ed euro, perché scrivevamo molto di più sulle prime?
Banconote in lire ed euro, perché scrivevamo molto di più sulle prime? © Licenza Creative Commons

L’1 gennaio del 2022 non fu un Capodanno come gli altri per noi italiani ed altri popoli di undici nazioni. Entrava in vigore l’euro e di lì a poche settimane non avremmo più avuto monetine e banconote in lire, la nostra moneta nazionale. Eravamo abituati a parlare di migliaia e milioni per gli acquisti di prodotti e servizi ordinari, mentre abbiamo dovuto in fretta togliere tre zeri ai nostri calcoli e ragionamenti. E c’è stata un’abitudine, che sembra essere andata scemando con il passaggio dal vecchio al nuovo conio: scrivere sulle banconote.

Banconote in lire molto più scarabocchiate

Per prima cosa, dobbiamo sapere che non è reato. Non esiste alcuna legge che proibisca non solo di scarabocchiare, ma finanche di distruggere il denaro. Possiamo anche farne oggetto di collezione appendendolo sui muri dentro una cornice. Bisogna fare ugualmente attenzione, però. Con la Decisione del 2003/04 del 20 marzo 2003, la Banca Centrale Europea stabilì per le banconote in euro danneggiate o mutilate intenzionalmente che le banche le tratterranno e si rifiuteranno di sostituirle. In pratica, c’è il rischio che se vai in banca con una banconota scarabocchiata, questa la ritiri dalla circolazione senza nulla riconoscerti, a meno che il danno sia considerato di scarsa entità e che tu sia riconosciuto in buona fede.

Premesso ciò, vi siete accorti che le banconote in euro risultano molto meno scarabocchiate rispetto alle vecchie banconote in lire? E vi siete chiesti perché? Ai tempi della lira, era molto solito imbattersi in biglietti scarabocchiati a penna o matita. Le scritte che si trovavano andavano da frasi d’amore, dediche personali o annotazioni di date fino ad arrivare a insulti contro politici e personalità note. Tutto questo non si nota quasi più. Come mai?

Internet ha soppiantato vecchi modi di comunicare

Ci sono diverse possibili spiegazioni e non necessariamente l’una va a discapito dell’altra.

Per prima cosa, c’è di assodato che le persone oggi dispongano di maggiori mezzi per fare sentire la propria voce e comunicare con il resto del mondo. I social sono diventati veri e propri sfogatoi da molti anni, facendo venire meno l’esigenza dei vecchi mezzi di comunicazione. Tanto per fare un esempio, meno gente oggi detiene un diario del giorno, rimpiazzato in molti casi dai post online e ancora prima dai blog personali, anch’essi caduti in disuso.

Scarabocchiare le banconote in lire poteva essere per molti un modo per sfogare frustrazioni o sentimenti personali. Oggi non c’è più bisogno di farlo con le banconote in euro, perché la loro entrata in vigore ha coinciso con la diffusione di internet. E tutti, che abbiamo qualcosa di serio o meno da dire, sentiamo di avere una voce.

E se il motivo fosse un altro? Le banconote in lire potrebbero essere state percepite dagli italiani come poco autorevoli, a causa della loro veloce perdita di valore di acquisto. L’inflazione fu dell’855% tra il 1970 e il 1990, la media del 12% all’anno. I soli venti anni sono servite banconote per quasi dieci volte in più per acquistare lo stesso paniere. In un certo senso, era probabilmente insito il fatto che si trattasse di carta di scarso valore. Pertanto, scarabocchiarla non veniva considerato un fatto così spregevole.

Euro percepito più autorevole

Viceversa, l’euro è percepita come una moneta autorevole, capace di mantenere il valore negli anni. I dati lo dimostrano. Salvo il biennio passato, l’inflazione è stata in media in Italia molto bassa dal 1999, anno in cui ufficialmente avvenne la nascita della moneta unica. In media, del 2%. C’è, quindi, un senso di rispetto verso le banconote in euro, probabilmente anche inconscio e malgrado le forti critiche esplose dal decennio passato verso il sistema monetario dell’Eurozona.

Sulle banconote in lire trovavamo spesso segnati numeri. Essi servivano per tenere traccia dei conteggi quando bisognava accettare o effettuare pagamenti cospicui. Immaginate una transazione di 300.000 lire a pezzi di 5.000 lire. Oggigiorno il problema non si pone quasi più. In primis, perché l’euro ha un valore più alto che tende a conservare nel tempo e servono minori banconote per fare i conteggi. Ma, soprattutto, le grosse cifre transitano oramai tramite pagamenti elettronici, cioè tramite carta o app. E la tecnologia mette a disposizione da tempo le macchine conta banconote, che evitano errori e riducono i tempi delle transazioni in contanti.

Legame romantico con banconote in lire?

La spiegazione, tuttavia, potrebbe essere parzialmente differente. Le banconote in lire erano considerate di “nostra” proprietà. Un legame romantico s’instaurò tra il popolo italiano e la lira per quasi un secolo e mezzo. In fondo, scrivervi sopra non era percepito come un gesto sacrilego, bensì figlio di un sentimento diffuso, perché quei biglietti appartenevano a tutti noi. Le banconote in euro saranno pure più autorevoli, ma sono emesse da un’entità estranea, che non ha alcun legame apparente con noi in quanto popolo. E’ come se un filo si fosse spezzato. Non scriviamo poesie e né imprechiamo su una carta che crediamo (anche inconsciamente) non ci appartenga del tutto. Anzi, forse abbiamo persino qualche remora nel farlo, pensando che quelle banconote andranno a finire all’estero, passando di mano in mano tra chi non ne saprà neanche apprezzare il contenuto per barriere linguistiche e culturali.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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