La legge parla chiaro: dopo quattro casi rilevati di scontrini non emessi in cinque anni, oltre alla sanzione arriva la chiusura forzata con sospensione della licenza da un minimo di 3 giorni, a un massimo di 6 mesi. Ma bastano 95 centesimi per essere considerato un evasore? Evidentemente si. Succede in provincia di Modena: l’Agenzia delle entrate ha imposto la chiusura forzata di un bar per tre giorni al titolare del Romeo cafè restaurant di Carpi. I quattro scontrini fiscali non emessi e segnalati dalla Guardia di finanza risalgono al periodo tra il 2007 e il 2012.
Paolo Brofferio non ha potuto aprire ieri e resterà chiuso anche oggi e domani per meno di un euro e ha deciso quindi di raccontare la sua storia alla stampa
. E la sua testimonianza è finita sul web. Oltre al mancato esercizio dell’attività, Brofferio dovrà pagare una sanzione di 2.400 euro: a conti fatti circa 600 euro a scontrino. Nelle sue parole l’amarezza per una norma applicata senza contestualizzare: “Io ho sempre rispettato le regole non ho mai commesso irregolarità in 23 anni di attività. Ora invece mi trattano come fossi Al Capone, o una di quelle persone che nascondono chissà quali capitali in
un paradiso fiscale. Capisco la lotta all’evasione fiscale e sono d’accordo, ma chiudere un locale per tre giorni con tanto di sigilli alla porta che precludono l’ingresso anche per lo staff è una pena troppo alta rispetto a quello che è successo. Se avessi voluto veramente evadere le tasse avrei fatto ben altro, non mi sarei certo messo in difficoltà per pochi centesimi su qualche colazione”. Il gestore del bar sanzionato aveva anche provato a fare ricorso contro il verbale della Guardia di Finanza sostenendo che dei quattro scontrini non emessi “un paio erano di clienti che li avevano lasciati sul bancone, un altro di un cliente uscito a fumare durante la consumazione, ma l’ho perso.
Perché, secondo la legge, il cliente deve sempre prendere scontrino quando lascia un locale, e conservarlo finché non si allontana di diversi metri dall’attività. Altrimenti, se si verifica un controllo, e ne viene trovato sprovvisto, la responsabilità è del titolare, anche se lo ha regolarmente emesso. Quindi è la normativa a essere sbagliata, perché impone sanzioni spropositate, e non c’è modo di spiegare le proprie ragioni”. E in effetti nel suo caso, l’applicazione puntuale della legge, ha portato ad una sanzione pesante e alla chiusura forzata del bar. Ma Brofferio è in buona compagnia: anche
Carlo Mazzoli, ad esempio, barbiere modenese con 40 anni di attività, circa due mesi fa aveva subito l’apposizione dei sigilli al negozio per 4 ricevute fiscali non emesse. Non è andata meglio ad un idraulico di Riccione a cui era stato negato il
Durc, ovvero il documento un