Sanatoria delle cartelle esattoriali dal 2000 al 2022 in 18 rate fino al 2027, ecco scadenze, calcoli e la guida

Anche le cartelle che non verranno cancellate d'ufficio potranno essere sanate con sconti e rate abbastanza favorevoli al contribuente.
2 anni fa
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Nuova rottamazione cartelle 2025 ci siamo: domande entro aprile, 120 rate con la prima a luglio 2025
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La sanatoria delle cartelle, che sia un condono o meno è uno dei principali capitoli della legge di Bilancio del nuovo governo Meloni. Ed è un tema che è stato confermato anche nelle varie bozze della manovra che presto inizierà il suo iter parlamentare. Senza dubbio la cancellazione d’ufficio delle cartelle sotto i 1.000 euro ma fino al 2015 è il principale capitolo della sanatoria. Ed è anche quello più discusso e commentato. Ma di fianco a questo notevole aiuto ai contribuenti indebitati, forse più importante ancora è la nuova definizione agevolata delle cartelle.

Una nuova rottamazione con sconti e rate per i contribuenti. Ma su quali ruoli e su quali cartelle si potrà sfruttare quest’altra agevolazione?

“Ho sentito parlare di questa sanatoria che il governo ha deciso di mettere nella legge di Bilancio del 2023. Significa che le cartelle e i debiti potranno essere pagati in maniera agevolata? Io ho alcune cartelle che mi pendono sulla testa e non ho aderito mai a rottamazioni e cose simili. Forse sbagliando, visto che alcuni miei conoscenti dicono che hanno risolto le pendenze pagando poco. Mi spiegate come funziona la sanatoria della Meloni? Credo che dovrei avere diverse migliaia di euro da pagare per diverse tasse che non sono riuscito a versare in passato.”

Sanatorie cartelle esattoriali, perché servono?

Il quesito del nostro lettore è probabilmente quello che maggiormente si ripete oggi giorno. Sono tantissimi i contribuenti alle prese con le cartelle esattoriali. E non tutti sono, come qualcuno pensa, evasori fiscali seriali o furbetti. C’è anche chi, come dimostra la lettera del lettore, non ha potuto onorare l’obbligo nei confronti dello Stato e non ha potuto pagare non per scelta ma per necessità. E qualsiasi provvedimento di sanatoria introdotto negli anni ha questi soggetti come i principali destinatari. Consentire a chi non ha pagato per necessità, di fare pace con il Fisco in maniera agevolata, è una cosa socialmente utile.

Poi ci sono gli interessi dello Stato, perché se un contribuente che non riesce a pagare le cartelle, viene aiutato a pagarle in misura ridotta e magari a rate, finirà con il pagare il più delle volte. E lo Stato farà cassa incamerando soldi che altrimenti potrebbe non incassare più. E poi passare alla cancellazione dei crediti potenzialmente non più esigibili. In pratica è come il negozio che quando un prodotto sta arrivando a scadenza, per venderlo lo abbatte di prezzo. Altrimenti poi finirà con il buttarlo.

La cancellazione delle cartelle fino a 1.000 euro

Il principale intervento era e resta la cancellazione, automatica e d’ufficio di tutte le cartelle notificate entro il 2015, se di importo inferiore a 1.000 euro. Un aiuto anche per il nostro lettore, se ha dei debiti pregressi con l’allora Equitalia che oggi è divenuta Agenzia delle Entrate Riscossione. Quindi, tutte le cartelle piuttosto vecchie se di importo basso saranno automaticamente rescisse dall’estratto di ruolo di un contribuente. Che per verificare tutto ciò può accedere alla sua area personale sul sito ufficiale di Agenzia delle Entrate Riscossione con le credenziali di accesso che restano quelle del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), della Carta di identità elettronica (CIE) o della Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Le cartelle dal 2000 al 2023 e la sanatoria che le rende agevolate

Nell’ultima bozza della manovra non c’è traccia di un saldo e stralcio che inizialmente doveva comparire nel pacchetto fiscale e nella sanatoria. Niente taglio del 50% o dell’80% delle cartelle quindi. Ma questo non vuol dire che il provvedimento del governo si ferma solo alle cartelle fino al 2015 e di importo fino a 1.000 euro che sono oggetto della prima citata cancellazione d’ufficio. Tra le misure infatti entra anche una nuova definizione agevolata delle cartelle, una nuova rottamazione.

E come ormai è noto, rottamazione delle cartelle significa permettere ai contribuenti indebitati di saldare le pendenze, con sconti su sanzioni e interessi e in rate. Se per la cancellazione delle cartelle sotto i 1.000 euro nessuna domanda servirà, per la nuova rottamazione dovrà essere presentata opportuna istanza da parte del diretto interessato. Il contribuente dovrà presentare una istanza, che dovrebbe essere simile come modello e come procedura, a quella delle precedenti rottamazioni. Quindi procedura telematica sul sito dell’Agente delle riscossione con il modello telematico di definizione agevolata dei debiti. La scadenza per le adesioni dovrebbe essere il 30 aprile 2023.

Quali cartelle rientrano nella nuova definizione agevolata dei debiti?

Tutti i debiti risultanti dai singoli carichi affidati ad Agenzia delle Entrate Riscossione a partire dal 1° gennaio 2000 e fino al 30 giugno 2022. Saranno questi i debiti che potranno essere definiti in misura agevolata con la nuova rottamazione. E queste cartelle verranno abbattute di tutte le somme diverse da quelle dovute a titolo di capitale (la tassa, il tributo o il corrispettivo dell’infrazione al Codice della Strada) e di rimborso per le spese di notifica o di eventuale esecuzione forzata. Quindi il taglio riguarderà le somme relative a interessi e sanzioni. Sarà il richiedente a scegliere come rientrare dei debiti così calcolati e scontati. Le vie dovrebbero essere due. La prima è quella in soluzione unica per il 31 luglio 2023. Alternativa invece il rateale, con la possibilità di dilazionare il debito in 18 rate.

Le cartelle che non potranno essere sistemate con la nuova rottamazione

Bolo auto, Irpef, Irap, canone Rai, multe del Codice della Strada, Imu, Tasi e Tari. Sono questi i balzelli che finiranno dentro sia la cancellazione automatica dei debiti sotto i 1.000 euro che della nuova rottamazione. Esclusi quindi gli altri oggetti di eventuali altre cartelle. Le esclusioni non si differenziano di molto da quelle delle precedenti rottamazioni. Infatti esclusi dalla definizione agevolata resteranno le cartelle relative all’Iva, quelle relative ad aiuti di Stato non spettanti ma riscossi e quelle relative a procedimenti giudiziari che sfociano nel penale.

Come detto in precedenza, gli importi da versare potrebbero godere di una rateizzazione fino a 18 rate che non saranno mensili. La prima rata dovrebbe scadere in concomitanza con la scadenza del pagamento in unica soluzione e cioè il 31 luglio 2023. Poi la seconda il 30 novembre dello stesso anno. Il versamento di queste prime due rate deve essere del 20% del debito totale (il 10% per ciascuna delle due rate). Le altre rate saranno trimestrali e scadranno il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio ed il 30 novembre del 2024, 2025, 2026 e 2027.

Gli esempi pratici delle rate e come fare domanda

Sulle rate a partire dal 1° agosto 2023 scatteranno gli interessi del 2%. Sarà Agenzia delle Entrate Riscossione, a domanda ricevuta, a calcolare l’ammontare totale del debito risultante. Per esempio, chi deve 2.000 euro al Fisco, dovrà versare 200 euro a luglio e novembre 2023 come prime due rate e poi 100 euro a rata per quelle trimestrali fino al 2027. Pagamenti ammessi direttamente agli sportelli di Agenzia delle Entrate Riscossione, oppure tramite bollettini prestampati dallo stesso concessionario alla riscossione. Inoltre ci sarà la possibilità di automatismo tramite domiciliazione bancaria e pagamento tramite conto corrente. La domanda potrà essere presentata non appena il provvedimento sarà definitivo e non appena l’Agenzia delle Entrate metterà on line la procedura sul suo portale istituzionale. Il diretto interessato dovrà scegliere le modalità di pagamento, il numero di rate e dovrà segnalare ad Agenzia delle Entrate Riscossine la volontà di rinunciare ad eventuali contenziosi che ha avviato contro il concessionario sulle cartelle oggetto della definizione agevolata.

Alcuni chiarimenti sulla nuova rottamazione

Fermo amministrativo

Nella sanatoria con rottamazione delle cartelle dal 2020 al 2022, potranno rientrare anche le rimanenze di eventuali debiti che un contribuente ha iniziato a sanare salvo poi fermarsi per svariate ragioni. Al netto delle somme già versate, si tratta di pendenze che possono rientrare nella sanatoria. Aderire alla rottamazione delle cartelle produce immediatamente effetti sulla posizione del debitore. Vengono per esempio sospesi i termini di prescrizione e decadenza, così come gli obblighi di pagamento di precedenti rateizzazioni ottenute (ma solo a pagamento della prima rata effettuato). Con l’adesione alla sanatoria viene meno la possibilità del Fisco di avviare procedure di riscossione coattiva nei confronti del contribuente aderente quali possono essere le ganasce fiscali o i pignoramenti.

Tolleranza zero per chi non paga

Eventuali procedimenti di fermo amministrativo già attivi non decadono aderendo alla sanatoria o pagando la prima rata. Questi restano attivi fino a saldo finale del debito. Salvo i casi ammessi dalla Legge che riguardano vetture con particolare interesse del titolare, quali possono essere esigenze lavorative o di salute. Il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) invece, può tornare ad essere rilasciato nel caso in cui il contribuente indebitato inizi a pagare il piano di rateizzazione della nuova rottamazione. Nel nuovo provvedimento dovrebbe essere inserito un vincolo da tolleranza zero per i ritardatari. Chi omette il versamento anche di una sola rata del piano di rateizzazione agevolata (decorsi i 5 giorni di tolleranza), decade dal beneficio immediatamente.

 

 

 

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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