L’ignoranza in Italia non fa più nemmeno notizia. E questo è grave, indice di un’assuefazione al peggio che è diventata epidemica. I risultati delle Prove Invalsi di quest’anno sono disastrosi, più di quanto non lo fossero quelli del 2024. Si tratta di test condotti tra 11.500 scuole e che hanno coinvolto 960.000 alunni delle scuole primarie, 550.000 alunni delle scuole medie e oltre 1 milione di studenti delle superiori. L’unico dato positivo è che la dispersione scolastica è risultata in calo al 9,8%, centrando l’obiettivo indicato nel Pnrr con un anno di anticipo e prospettando il raggiungimento del 9% al 2030.
Risultati Invalsi disastrosi da elementari a superiori
Bene, ci sono minori abbandoni tra i banchi di scuola, ma visti i risultati Invalsi, viene da chiedersi quali siano i benefici del frequentarli.
In terza media solamente il 58,6% ha riportato almeno la sufficienza in italiano. Un dato che sale al 62% in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, ma che crolla al 48% in Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. In generale, gli obiettivi possono dirsi raggiunti per il 55,7%, ma solo per il 40% al Sud.
Al secondo anno delle scuole superiori, i risultati delle Invalsi non migliorano molto. La sufficienza in italiano riguarda solo il 62,4%, con punte di quasi il 70% al Nord e minimi del 52,6% al Sud. Molto male in matematica: sufficienza per appena il 53,7%. E in Calabria e Sardegna si sprofonda al 36,1%. Infine, al quinto anno la sufficienza in matematica la raggiunge il 49%, meno della metà di chi ha effettuato il test. In italiano le cose non vanno meglio: 52%, in calo dal 56% di un anno fa e dal 64% prima del Covid.
Forti differenze tra Nord e Sud
Dai risultati Invalsi emergono due dati sconfortanti. Il primo è che la scuola italiana riesce sempre meno a formare alunni e studenti. Il secondo riguarda le forti disparità territoriali. Al Sud meno della metà entra alle medie con una preparazione adeguata. Come possiamo anche solo immaginare che le distanze di tipo economico tra Settentrione e Meridione si riducano, se i livelli di preparazione restano così siderali?
Bassi stipendi legati a scarsa istruzione
Una scuola così scadente rappresenta un grosso problema per il mercato del lavoro. Esiste una correlazione accertata tra bassi livelli di occupazione e bassi stipendi da un lato e bassa istruzione dall’altro. L’Italia è tra i Paesi europei con il minore tasso di laureati. Questo fatto limita le opportunità di crescita della nostra economia, in quanto non crea un ambiente di conoscenze avanzate diffuse. Costringe gli imprenditori a concentrarsi sulle produzioni a scarso contenuto tecnologico, essendo relativamente abbondante (e a basso costo) la manodopera non specializzata.
I risultati delle Invalsi dovrebbero figurare in cima alle priorità di tutta la politica alla voce “emergenza educativa”. Nei giorni scorsi si sono conclusi gli esami di stato per centinaia di migliaia di studenti. Le cronache raccontano di strafalcioni grotteschi agli scritti, come Adolf Hitler premio Nobel per la Pace e Benito Mussolini nominato “cardinale” dal re.
Si fa presto a considerarli divertenti. Diversi ragazzi in Veneto hanno fatto scena muta all’orale per protestare contro le modalità di questo esame e, a loro dire, la “competizione” scatenata dagli adulti. Una ragazza promossa con 98/100 chiede l’accesso agli atti, lamentandosi delle domande all’orale.
Risultati Invalsi boomerang per futuri lavoratori
Casi che confermano l’immaturità crescente nel Bel Paese, dove monta l’insofferenza per qualsivoglia forma di monitoraggio del sapere. Nessuno vuole rendere conto a terzi del proprio operato. Una brutta piega che sta già riversandosi negativamente sul mercato del lavoro. Non ci illudano i record degli occupati. Crescono le opportunità di inserimento rispetto al passato, ma di questo passo le pretese dei lavoratori saranno avulse dalla realtà. Non puoi pensare di essere scarso a far di conto e persino nella tua lingua madre e reclamare retribuzioni come se fossi un Galileo Galilei incompreso. Con questi risultati Invalsi si prospetta un futuro tutt’altro che radioso per i lavoratori di domani.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


