Il prezzo dell’olio è schizzato alle stelle e molti ristoratori rischiano di chiudere le attività. Pietro Chiani, uno dei titolari del ristorante “le ricette mediterranee” di Nazzano al quotidiano Lanazione racconta di quanto è critica la situazione per tutto il comparto. Il problema degli aumenti non riguarda solo la frittura come tutti credono bensì l’intero menù al ristorante che per ovvie ragioni è destinato a salire.

Prezzo dell’olio alle stelle: quali ripercussioni?

Sia la Russia che l’Ucraina sono i maggiori produttori internazionali di olio di girasole.

Da quest’ultimo, poi, si ricavano farina, olio ed altri prodotti alimentari. La guerra quindi sta mettendo in ginocchio sia le aziende che i consumatori italiani dato che i paesi su indicati rappresentano il 60% della produzione mondiale. L’associazione delle industrie dell’olio ovvero l’Assitol comunica che nel nostro paese si consumano ogni anno circa ottocento tonnellate di olio di girasole. E una produzione limitata a 250 mila tonnellate, purtroppo, sta mettendo in crisi le industrie della spremitura.

Ricordiamo che l’olio di girasole non si usa soltanto per friggere ma è anche componente importante di salse e di conserve come la maionese, i sughi e le creme spalmabili. Negli ultimi giorni, poi, si è assistito alla caccia all’olio. Per questo i supermercati per garantire la disponibilità hanno dovuto varare la formula del tetto massimo a 2/4 pezzi per spesa. In più si aggiunge il costo elevatissimo: da poco più di 1 euro è schizzato a circa 3.50 euro o più.

Conseguenze del prezzo dell’olio alle stelle

Per i ristoratori le ripercussioni per un’eventuale mancanza di olio sono enormi. Pietro Chioni comunica infatti che l’olio di girasole per la sua attività è importantissimo. Con esso realizza infatti il pesto alla genovese ma anche le salse ai funghi, al tartufo e tante altre ricette. In più, oltre alla mancanza di tale sostanza, c’è anche l’aumento del prezzo che è schizzato a 4 euro circa quando prima della pandemia costava 80 centesimi.

La sua azienda ne consuma circa 20-30 quintali al mese per cui è diventata dura andare avanti anche perché i fornitori storici hanno fatto sapere di non essere in grado di rispettare i contratti in essere.
A causa dell’aumento delle materie prime dei prezzi alle stelle di luce e gas, molti operatori del settore della ristorazione hanno dovuto quindi modificare i prezzi dei menù mentre altri pensano di farlo a breve. Al ristorante, quindi, con tutta probabilità non aumenterà come tutti credono solo la frittura bensì tanti altri piatti se non si farà qualcosa. Andrea Ciccioli del ristorante La volpe e l’Uva di Macerata è uno di quelli che ha dovuto cambiare per forza il listino dei prezzi. Il dramma, ha spiegato, è che così c’è il rischio che i clienti non tornino più anche perché gli aumenti ci sono per tutti.
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