Si combatte su tutti i fronti e lo si fa con l’arma della pianificazione. Il Governo ha trovato quella che potrebbe essere la ricetta giusta per ridurre l’inquinamento. Lo smart working è da tempo una soluzione a cui molti guardano in questo senso, ma si potrebbe rivelare efficace anche per ridurre i costi dei lavoratori stessi. Vediamo quali sono le linee guida a cui si sta lavorando e perché potrebbe essere un grande vantaggio per i lavoratori.

Lavorare da casa non è l’unica soluzione

C’è bisogno di ridurre le emissioni, la richiesta dell’Unione Europea all’Italia è ormai un dato di fatto e il nostro paese sembra aver risposto subito con una proposta decisamente convincente.

La ricetta stata fornita dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e prevede due punti chiave, lo smart working e la settimana corta. Facile a questo punto intuire che queste due soluzioni non potranno che far felici i lavoratori stessi, i quali si troverebbero di colpo con un’occupazione decisamente meno dispendiosa, anche in termini economici. Lo scopo è infatti quello di ridurre al minimo gli spostamenti in auto o con i mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro. Con lo smart working infatti i dipendenti potranno continuare a fare il loro lavoro da casa.

Inoltre, la settimana corta ridurrebbe ulteriormente il problema degli spostamenti, per coloro che proprio non possono operare in smart working, e avere comunque meno tempo da dedicare al viaggio. Tradotto però nelle tasche dei lavoratori, ciò significa meno soldi da spendere per il carburante della propria auto o per il biglietto del bus. Insomma, si tratta di un risparmio senza dubbio importante, visto che in media gli italiani spendono più di 20 euro a settimana solo per raggiungere tutti i giorni il posto di lavoro. Senza contare poi il tempo impiegato durante il viaggio, che in caso di smart working verrebbe completamente abbattuto.

E anche in questo caso, visto che il detto antico sostiene che il tempo è denaro, si tratta di un altro grande risparmio per gli italiani.

Smart working e settimana corta, la proposta

Sono 445 le pagine che il Ministro dell’Ambiente ha presentato alla commissione europea per illustrare i punti relativi a smart working e settimana corta, i due pilastri su cui si poggia il nuovo piano per ridurre le emissioni del nostro paese. Non mancano dettagli relativi anche ad altri punti che si muovono sempre per lo stesso scopo. Tra questi la missione di rendere più efficienti gli edifici pubblici, gli incentivi per le ristrutturazioni delle case e l’aumento dell’utilizzo dei servizi pubblici. Detto ciò, le buone intenzioni non rappresentano da sole l’ufficialità del progetto. Serviranno innanzitutto mesi di negoziati per arrivare a una stesura definitiva del piano, ma c’è anche chi vede con scetticismo il nuovo progetto.

Altri membri del Governo, infatti, nelle scorse settimane hanno sapere di essere scettici a riguardo. C’è chi fa notare che le grandi fabbriche sono al nord, quindi in teoria il progetto di smart working e settimana corta non è applicabile al sud. Secondo Adolfo Urso, Ministro delle Imprese, ha affermato che tale piano finirebbe per aumentare i divariò tra nord e sud, o in alternativa spingere all’emigrazione, cosa che recherebbe ancora più danno alle regioni del meridione. Lo stesso smart working è visto in maniera diversa da alcuni esponenti del Parlamento italiano. C’è chi dice che non è più necessario, visto che la pandemia è terminata. A quanto pare questi esponenti vedono il lavoro agile come una sorta di semi-vacanza, e in questo senso quindi incentivarlo significherebbe fare ulteriore danno ai processi produttivi del paese.

Riassumendo…

  • Come risparmieranno gli italiani con lo smart working? Senza dubbio ridurranno i costi di auto e mezzi pubblici;
  • lo scopo del Governo è quello però di ridurre le emissioni inquinanti;
  • alcuni esponenti del Parlamento sono scettici, e temono un ulteriore divario tra nord e sud.