La settimana corta di lavoro torna ad essere in auge anche in Italia. Mentre all’estero è una realtà ben consolidata per numerose aziende anche di un certo spessore, nel nostro paese sono davvero rare quelle che hanno adottato la settimana corta di lavoro. Un esempio recente è quello di Intesa Sanpaolo, che aveva pensato alla settimana lavorativa di 4 giorni invece che 5 per i dipendenti. Qualcosa, però, sta per cambiare in Italia. O almeno potrebbe cambiare. Il governo, infatti, ha inserito nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima dell’Italia, una forte spinta alla settimana corta e allo smart working.

Il motivo, però, non è tanto legato al benessere dei lavoratori e la maggiore produttività, quanto all’idea di spostarsi meno e quindi inquinare meno.

Settimana lavorativa di 4 giorni invece che 5 e smart working per tagliare le emissioni

Lo scopo, insomma, è ridurre le emissioni delle auto, dal momento che puntare solo su quelle elettriche non basterebbe. Il ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha inviato il documento alla Commissione europea, ma ora serviranno mesi per la stesura definitiva. L’obiettivo del governo è piuttosto chiaro, arrivare a tagliare le emissioni per i settori non Ets ossia i trasporti e gli edifici. Entro il 2030, entrambi questi settori dovrebbero riuscire a risparmiare 98 milioni di tonnellate di Co2- quindi un taglio del 28,6% rispetto al 2005- molto meno del 43,7 indicato nelle direttive europee.

Per quanto riguarda il settore trasporti, servirà incentivare un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici. Non solo riferito all’utilizzo di bus o tram ma anche car sharing e car pooling, senza dimenticare la diffusione delle auto elettriche.

Tutto ciò non basterà, ecco perché il governo italiano vuole favorire politiche di smart working e valutare la settimana di lavoro corta per ridurre gli spostamenti durante la settimana:

“Occorrerà incentivare con maggiore forza misure tese a trasferire gli spostamenti dell’utenza dal trasporto privato a quello pubblico attraverso lo shift modale, ridurre la necessità di spostamento con politiche di favore per smart working e valutare la riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate”

Si punta anche alla piena digitalizzazione del paese, quindi alla riduzione degli spostamenti per promuovere maggiormente il lavoro da casa o l’accorciamento della settimana lavorativa.


L’obiettivo è davvero interessante soprattutto per alcune fasce di lavoratori, che potrebbero lavorare un giorno in meno a settimana ma a parità di ore lavorate.

Settimana corta di lavoro, la ricetta del governo contro l’inquinamento: come funziona

Stavolta, come dicevamo, non si tratta di una soluzione per l’aumento della produttività o per ragioni di equilibrio tra vita privata e lavorativa, ma per ridurre gli spostamenti. Come scrive Il Messaggero, però, da parte di Confindustria c’è cautela. Secondo Maurizio Stirpe, vicepresidente con delega a Lavoro e Relazioni industriali, ad esempio, in alcuni casi lo smart working ha funzionato, in altre limita le attività, mentre per la settimana corta vanno valutate le imprese e le attività delle aziende.

D’accordo con la sperimentazione è Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Cisl, “a condizione che si mantengano i livelli di produttività” ma è anche importante promuovere dei modelli, “che non si concentrino necessariamente sul venerdì libero”.

Cgil, invece, sottolinea l’esigenza della contrattazione, così come Uil e Ugl, che si dimostra possibilista purché si salvaguardi la produttività.

Riassumendo

  • Il governo italiano punta alla settimana corta per ridurre gli spostamenti e quindi le emissioni del 43,7% rispetto ai livelli del 2005
  • Il regolamento Ue 2023/857 (Effort Sharing o ESR) fissa i nuovi obiettivi
  • Si punta alla piena digitalizzazione del paese, quindi alla riduzione degli spostamenti e la promozione di mezzi di trasporto green.
  • Le posizioni delle parti sociali non sono del tutto univoche sul tema.