Una ricerca di Natixis Global Asset Management è stata condotta sulla composizione dei portafogli di investimento degli italiani, attraverso l’analisi dei dati forniti dai consulenti finanziari su 74 di questi “moderati”. Il periodo preso in esame è quello che parte dall’1 aprile del 2015 e che arriva al 31 marzo del 2016.

Investimenti bond

L’analisi riscontra quanto segue: il maggiore peso all’interno del portafoglio-tipo di un risparmiatore italiano è rappresentato dalla componente a reddito fisso (41,7%). Parliamo delle obbligazioni, anche “high yield”, mentre si registra una riduzione delle esposizioni verso i titoli di stato.

La tendenza è giustificata dai rendimenti nulli o persino negativi da questi ultimi offerti ormai da tempo.

Investimenti azionari non molto gettonati

Le azioni rappresentano poco più di un quinto del totale del portafoglio con un peso del 21,8%. A titolo di raffronto, si pensi che nel Regno Unito valgono la metà dell’intero investimento medio, ma in entrambe le realtà si riscontra una preferenza per i mercati locali, dato che la metà dei titoli viene acquistata in Europa e l’altra metà negli USA, in Giappone e sui mercati emergenti. Come nel Regno Unito, poi, si punta essenzialmente all’ingresso sul mercato azionario per il tramite dei fondi e degli Etf, ma la differenza sta nel fatto che in Italia resiste ancora la tendenza all’acquisto diretto di azioni, cosa ormai inusuale a Londra.

Fondi flessibili

Al terzo posto si piazzano gli investimenti multi-assets: rappresentano il 20,3% del portafoglio complessivo. Di che parliamo? Di quote in fondi flessibili, ovvero che hanno la possibilità di ridurre o ampliare la categoria degli assets su cui investire. La loro incidenza sul risparmio italiano cresce, anche perché nei periodi di crisi di alcuni assets, si possono sfruttare i miglioramenti mostrati in altre categorie.

Risparmiatori italiani puntano su oro e petrolio

Infine, gli investimenti alternativi. Sono il 13% del portafoglio.

Essi comprendono un asset allocation in favore delle materie prime o del comparto immobiliare o quant’altro serva a diversificare il portafoglio. Naturale che negli ultimi tempi l’attenzione si stia spostando verso l’oro e il petrolio, che sono tra gli asset a maggiore potenziale di crescita, l’uno per la fuga degli investitori verso i beni-rifugio a copertura dei diversi rischi avvertiti, l’altro a seguito del crollo dei prezzi accusato nell’ultimo biennio.