Sono da sempre amati dagli italiani perché sono un investimento a basso rischio. Parliamo dei buoni fruttiferi postali, prodotto emesso da Cassa Depositi e Prestiti e garantito dallo Stato Italiano.

Come ogni investimento che si rispetti, però, qualche piccolo rischio c’è ed è la prescrizione. Quando si sottoscrive un titolo, quindi, per evitare che avvenga quest’ultima condizione, è necessario sapere sempre quando esso scadrà.

Ha destato, infatti, scalpore quanto accaduto di recente a un cinquantenne di Frosinone. L’uomo aveva scoperto che in una parete di casa c’erano dei titoli nascosti dal nonno del valore di 1 miliardo di lire, sarebbe potuto diventare ricco ma così non è stato perché quei titoli erano caduti in prescrizione.

Ma cos’è esattamente quest’ultima e che differenza c’è con la scadenza?

La scadenza dei bfp

Tutti i buoni fruttiferi postali scadono a seconda del titolo che si sceglie. Quando si verifica questa condizione non succede nulla: il buono diventa infruttifero ovvero non produce più interessi. Da questa data, in poi, nel caso si abbiano dei titoli cartacei, è possibile recarsi alle Poste e chiedere il rimborso del capitale investito più gli interessi.

A differenza di questi ultimi con i dematerializzati, invece, non c’è bisogno di recarsi allo sportello postale per richiedere il rimborso in quanto esso viene addebitato in automatico sul conto di regolamento. Quest’ultimo può essere un conto corrente postale o un libretto di risparmio (sempre postale). I buoni postali che si sottoscrivono, però, devono avere la stessa intestazione di questi ultimi. Il conto di regolamento, quindi, non si può estinguere qualora vi siano in essere ancora dei titoli.

Tornando alla scadenza, nella maggior parte dei casi, essa è indicata dietro e all’interno del foglio informativo. Qualche anno fa però è successo qualcosa che ha mandato letteralmente in tilt molti investitori ovvero l’introduzione della dicitura “a termine”.

Essa stava a significare che quel determinato prodotto aveva una scadenza limitata, anche di pochi anni. I risparmiatori, però, non lo sapevano per cui molti titoli sono caduti in prescrizione facendo perdere loro cifre anche superiori ai 400 milioni di euro.

L’Agcm, quindi, ha deciso di vederci chiaro e aperto un’indagine per capire se Poste abbia fatto il possibile per avvertire i risparmiatori.

Prescrizione e scadenza buoni fruttiferi postali: la differenza

Come spiegato, tutti i buoni fruttiferi postali hanno una determinata scadenza: ad esempio il 3×2 scade dopo 6 anni mentre il 3×4 dopo 12 anni e il 3 Anni Plus alla fine del terzo anno. Fino a dieci anni dopo la scadenza, di tutti questi titoli si può chiedere il rimborso quando si vuole, sia del capitale investito che degli interessi maturati. Dopo tale arco temporale, invece, no in quanto scatta la prescrizione. Con essa si verifica il peggiore incubo di tutti perché non soltanto si perde la cifra investita ma anche gli interessi nel frattempo prodotti.

I termini di prescrizione ovviamente non sono fissi, dipende dal titolo acquistato. Prendendo ad esempio quelli su indicati, per il 3×2 la prescrizione avviene dopo 16 anni, per il 3×4 dopo 22 anni e per il 3 anni Plus dopo 13 anni. La prescrizione, però, non scatta per i titoli dematerializzati per cui sarebbe sempre meglio optare per essi. Alla scadenza del titolo, infatti, come già spiegato, il rimborso è erogato in automatico con accredito sul conto di regolamento.

Riassumendo…

  • I buoni fruttiferi postali sono amati dagli italiani perché sicuri grazie alla garanzia dello Stato Italiano
  • Ogni bfp ha una determinata scadenza a seguito della quale il titolo diventa infruttifero ovvero non produce più interessi
  • La prescrizione avviene, invece, dopo dieci anni dalla scadenza del bfp. Quando questa condizione si verifica si perde il diritto al rimborso degli interessi e del capitale investito.

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