Nonostante un autunno particolarmente tiepido, l’inverno si avvicina e i prezzi del pellet continuano a crescere e a raggiungere costi spropositati. Questa biomassa è ancora conveniente contro il caro bollette? In vista dunque della stagione fredda, è opportuno sapere che è possibile far bruciare nella propria stufa combustibili e biomasse nettamente più economiche del pellet, anche se meno efficienti e con qualche svantaggio.

In questo articolo, discutiamo tre possibili alternative, segnalando i pro e i contro. Il miglior sostituto del pellet è il nocciolino di sansa vergine, ma anche questa biomassa negli ultimissimi tempi sta subendo rincari importanti, che l’hanno portato a sfiorare i 60 euro al quintale.

Le alternative sono rappresentate allora dal mais, dai gusci di mandorle e dal cosiddetto cippatino di legna. Per risparmiare, è opportuno rivolgersi a questi altri combustibili.

Il mais come biomassa – risparmiare sul pellet contro il caro bollette

Una delle alternative al pellet è rappresentato dal mais. I chicchi regolari, una volta essiccati, date le loro dimensioni e la loro forma, sono particolarmente adatti come biomassa. Il costo è indubbiamente inferiore a quello del pellet, anche se va sottolineato che è soggetto a notevoli fluttuazioni di mercato, a seconda del periodo dell’anno e di altre contingenze climatiche.

In realtà, il mais raramente viene utilizzato da solo, perché tende a creare agglomerati particolarmente duri nel braciere. La sua utilizzazione però è estremamente controversa dal punto di vista ‘etico’: la ragione è che si tratta di un prodotto alimentare destinato invece a divenire biomassa. In periodo di crescente crisi, sono in molti che si chiedono se sia moralmente corretto utilizzare del ‘cibo’ per scaldarsi.

I gusci di mandorlacome biomassa

Un’altra soluzione alternativa al pellet è rappresentata dai gusci di mandorla. Una volta essiccate e macinate, hanno un costo nettamente inferiore a quello raggiunto dal pellet e, quando certificati per la combustione, non sono neanche dannosi per la coclea.

Lo svantaggio maggiore di questa biomassa è data dal basso potere calorifico e dal peso specifico nettamente inferiore a quello del pellet. Qualora si optasse per questa soluzione, bisognerebbe comunque fare grandi scorte e avere spazi adeguati come deposito.

Il cippatino di legna

Concludiamo con la terza possibile alternativa al pellet. Si tratta del cosiddetto ‘cippatino di legna’, che presenta un costo particolarmente contenuto e, quello in vendita e pensato per la combustione, può essere tranquillamente utilizzato nella stufa a pellet. Da tenere in conto sono soltanto le dimensioni che non devono superare una certa soglia che può inceppare la coclea. In più, è possibile autoprodurre questa biomassa, dotandosi di un cippatore.

Un ulteriore svantaggio è dato dal potere calorifero piuttosto basso, circa 3.0-3.5 kWh/kg, ragion per cui, come per i gusci di mandorla, occorre avere spazi adeguati (e sufficientemente asciutti) per lo stoccaggio. Occorrerà poi miscelarlo con altre biomasse, pellet o nocciolino, perché ha la tendenza ad agglomerarsi e a non permettere l’adescamento della coclea.

Il suggerimento conclusivo è di testare queste alternative con l’aiuto di esperti, qualora non sia abbia grande dimestichezza e si voglia comprendere fino a che punto le nostre esigenze possono essere soddisfatte dall’una o dall’altra alternativa.

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