Affrontare il grande inverno in arrivo, per citare il Trono di Spade, significa cercare la soluzione migliore per riscaldarsi senza spendere un capitale: la soluzione migliore, al momento, è ancora la stufa a pellet. Bisogna, però, sottolineare come, nelle ultime settimane, vi siano stati degli importanti rincari anche per questa biomassa. Il prezzo è salito anche del 300%, e le ragioni sono molteplici.

La prima è che la maggior parte della legna utilizzata per produrre il pellet proviene proprio da Russia, Bielorussia, Ucraina e in generale i paesi dell’est.

La seconda è che questi ultimi hanno deciso di ridurre le esportazioni proprio per riuscire a rispondere al fabbisogno nazionale. Anche l’export dalla Germania, l’Austria e i Paesi Baltici subirà notevoli contrazioni.

Dato però il prezzo del gas che continuerà a salire, a causa della guerra e dell’incapacità della UE di far fronte comune contro la speculazione, la stufa a pellet resterà il modo più economico per riscaldare gli ambienti della nostra casa. Ecco allora quando può convenire davvero acquistarne una, quanto consuma e quanto è possibile risparmiare.

Informazioni generali su impianti di riscaldamento a biocombustibile

Prima di analizzare la convenienza e l’eventuale risparmio di una stufa a pellet occorre dare prima qualche indicazione generale. Negli ultimi tempi c’è stata una grande diffusione di questa tipologia di impianti di riscaldamento proprio perché possono essere installati nell’ambito di interventi più ampi di efficientamento energetico. Inoltre, la scelta per una stufa a pellet, rispetto a una semplice in legna, è spesso legata anche alla possibilità di installare una canna fumaria adeguata: per quanto riguarda l’emissione di fumi, la stufa a pellet necessita di un tubo appena di 100 mm di diametro. Bisogna comunque dire che questa tipologia di impianti di riscaldamento necessitano di continuo rifornimento, perché il pellet brucia più rapidamente rispetto alla legna comune.

Quando conviene una stufa a pellet? Quanto consuma al giorno?

Si tratta di un calcolo non semplicissimo, perché le variabili sono innumerevoli. Il primo elemento da considerare è che ovviamente il consumo quotidiano di pellet è connesso alla quantità di ore che la stufa resta accesa ed alimentata. Prendiamo una stufa a pellet con potenza termica pari a 10 chilowattora termici e facciamo l’esempio di una giornata particolarmente rigida, in cui è necessario tenerla accesa almeno per 12 ore. I consumi si aggirano intorno ai 2/2,5 chili per ogni ora di utilizzo, dunque circa 25/30 chili per l’intera giornata. La convenienza di una stufa a pellet è dettata molto dalla tipologia di utilizzazione, quante ore resta accesa e quanti ambienti e di che grandezza deve riscaldare.

I consumi sono connessi anche alla qualità del pellet

Per comprendere se davvero una stufa a pellet può essere adatta alle nostre esigenze ed essere davvero conveniente, occorre analizzare un altro aspetto: la qualità del pellet. Quanto più è elevata, tanto più dura in combustione (dunque ne occorre di meno), tanto più costa. La migliore qualità di pellet in commercio è quella di classe A1, ha la massima durata in combustione e produce meno ceneri in assoluto. Acquistare un pellet di alta qualità significa spendere di più rispetto a un pellet di classe A2 o inferiore. Dunque, anche in questo caso il suggerimento è valutare con attenzione le nostre necessità domestiche.

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