Il passaggio dall’ora legale all’ora solare dovrebbe avvenire nella notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre 2022. E il tutto accadrebbe in piena crisi energetica con rincari che potrebbero divenire drammatici a breve. Ma qual è il collegamento tra cambio dell’ora e questione energetica? E perché in realtà la decisione non sembra essere certa e le discussioni in merito sono estremamente animate? Secondo una serie di studi, lasciare in vigore l’ora legale per tutta la durata dell’anno porterebbe a un consistente risparmio energetico, questione quanto mai decisiva in questo periodo storico.

Gli appelli sono numerosi e l’ultimo, pubblicato sulla nota rivista Lancet, chiede il rinvio almeno di un mese.

Ma cosa dicono gli studi? Quanto si risparmierebbe rinviando o cancellando il cambio dall’ora legale all’ora solare?

Cosa dicono gli studi sul rinvio del cambio dell’ora

Una ricerca sviluppata dal Centro Studi di ConflavoroPmi ha mostrato come il mantenimento dell’ora legale potrebbe portare a un risparmio nel 2023 di ben 2,7 miliardi di euro soltanto sui consumi di elettricità. Secondo lo studio, si tratterebbe di un modo per limitare le conseguenze del caro energia e dare un po’ di respiro a famiglie e aziende. I calcoli sono un po’ complessi, ma in definitiva chiari. Il periodo dell’ora solare va dal 30 ottobre 2022 al 26 marzo 2023, per un numero complessivo di 147 giorni. Mantenendo l’ora legale si avrebbe un’ora di luce naturale in più al giorno, per un totale di 147 ore in meno di luce artificiale. Il risparmio consisterebbe di 2,7 miliardi di euro nel 2023: la stima è calcolata sulla base del fabbisogno energetico segnalato nel 2021 (318,1 miliardi di KWh) e sulla base delle ultime tariffe Arera per il mercato tutelato (0,51 euro per KWh).

Facciamo un esempio concreto. Nella città di Roma, quando il 21 dicembre (il giorno più corto dell’anno) è in vigore l’ora solare, il sole tramonta alle ore 16.42.

Con il mantenimento dell’ora legale il tramonto sarebbe alle ore 17.42. Contemporaneamente, l’alba non sarebbe alle 7.34 ma alle 8.34. Se è vero che si perde un’ora di luce al mattino, è altrettanto vero che la si guadagna nel pomeriggio quando sono ancora in pieno svolgimento tutte le attività lavorative e produttive.
Qualora il governo (Draghi o Meloni?) optasse per il mantenimento dell’ora legale si potrebbero scongiurare una serie di misure molto probabili, come la riduzione degli orari di lavoro, gli spegnimenti anticipati o accensioni posticipate dell’illuminazione pubblica i possibili distacchi di energia. I benefici sarebbero notevoli.

E se il cambio da ora legale a ora solare avvenisse il 30 novembre? La proposta e la petizione

Una proposta concreta sembra essere quella di un posticipo dell’ingresso dell’ora solare al 30 novembre. La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), l’associazione Consumerismo No Profit, e vari rappresentanti della società civile hanno pubblicato su Lancet un appello affinché il governo prenda in considerazione la proposta. Appello corredato da più di 50mila firme raccolte in una settimana sulla piattaforma change.org.

L’idea si fonda su quanto sperimentato negli USA nell’ormai lontano 2007, quando vi fu una proroga dell’ora legale di quattro settimane. Il risparmio energetico fu notevole e, soprattutto, documentato. Un aspetto non secondario riguarda anche la questione ambientale. Si calcola che il mantenimento dell’ora legale porterebbe a un taglio di emissioni climalteranti pari a 200.000 tonnellate di CO2 in un anno. Il che avrebbe effetti anche sulla salute umana complessiva.

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