Gli esperti raccomandano di non tenere fermo il proprio denaro sul conto corrente perché perde di valore. La responsabile di questa diminuzione è l’inflazione che provoca un aumento prolungato del livello generale medio dei prezzi e dei servizi in un determinato arco temporale. Si tratta di un fenomeno per il quale vi è l’erosione del potere di acquisto della moneta. In altre parole, una determinata somma non permetterà, tra un tot di anni, di acquistare la medesima quantità di beni e servizi di adesso.

Come direbbe Warren Buffet, quindi, la prima regola di un investitore avveduto è quella di “non far perdere valore al proprio denaro”. Ma come? Investendo ad esempio in Btp a 3 e 7 anni la cui presentazione delle domanda ci sarà domani e nei buoni fruttiferi postali.

I btp in asta domani

In molti si chiedono se sia meglio investire in Btp o nei buoni fruttiferi postali. La differenza fondamentale tra i due è che i primi possono generare delle perdite se liquidati prima della scadenza in quanto possono essere influenzati dal valore di mercato. Se si investe in Btp, quindi, bisogna aspettare la scadenza per poter avere dei benefici. I buoni, invece, sono sempre rimborsati, come minimo, al nominale.

Nella giornata di domani, per chi non lo sapesse, ci sarà la presentazione delle domande in asta entro le ore 11 per i Btp a 3 anni, a 7 anni, a 15 anni e a 30 anni. Per quanto concerne il Btp a 3 anni la cedola annuale sarà del 3,85%, la data di pagamento della prima cedola il 19 settembre 2023, l’importo minimo offerto 4000 euro mentre quello massimo 4500 euro. La scadenza di questo titolo sarà il 15 settembre 2026.

Passiamo a quello a 7 anni la cui cedola annuale sarà del 3,70%, la data di pagamento il 15 dicembre 2023, l’importo minimo offerto 2500, quello massimo 3000 mentre la scadenza sarà il 15 giugno 2030.

Meglio investire nei Btp a 3 e 7 anni o nei buoni fruttiferi postali? Quali offrono tassi fino al 3,85%?

Tassi di interesse fino al 3,85% sono offerti dai Btp.

I buoni fruttiferi postali di breve periodo offrono infatti fino al 3% come quelli Soluzione Eredità. Questi ultimi sono dedicati a chi ha un procedimento successorio concluso in Poste e durano solo 4 anni. Offrono poi un rendimento certo a scadenza e si ha la possibilità di chiedere il rimborso sempre purché entro il termine di prescrizione. Quando si verifica quest’ultima, dopo 10 anni dalla scadenza dei titoli, si perde la possibilità di chiedere non solo la restituzione della cifra investita ma anche gli interessi maturati. Per quanto concerne il rendimento effettivo annuo lordo, le condizioni in vigore dall’8 novembre 2022 ci dicono che esso è del 3%.
L’altro buono fruttifero postale che dura poco e può competere quindi con il Btp è il 3 Anni Plus ma il rendimento è più basso. Questo titolo, infatti, offre un tasso di interesse annuo lordo del 2% grazie all’ultimo aggiornamento del 6 giugno 2023, prima il rendimento era inferiore. Tutti e due i titoli dei quali abbiamo parlato, insieme agli altri buoni fruttiferi postali, non hanno costi di sottoscrizione o di rimborso a eccezione degli oneri di natura fiscale. Inoltre sono soggetti a tassazione agevolata del 12,50% sugli interessi e sono esenti dall’imposta di successione.

Riassumendo…

1. Se si decide di investire in Btp sarebbe preferibile portarli fino alla scadenza per evitare che i rendimenti possano essere influenzati dal mercato
2. I buoni fruttiferi postali offrono sempre la possibilità di ottenere la cifra investita e gli interessi maturati se si attende un determinato periodo
3. Tra i bfp a breve periodo e i Btp a 3 e 7 anni, il rendimento più alto è offerto da questi ultimi se si portano però a scadenza.

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