Da una ricerca condotta dalla società di investimenti T. Rowe Price negli Usa si evince che sette adulti su dieci non hanno il coraggio di parlare di denaro con i propri figli. Questo però non è positivo in quanto ai ragazzi bisognerebbe insegnare il valore del denaro e come gestirlo fin da quando sono piccoli. Ma come fare?

Insegnare ai propri figli il valore del denaro e come gestirlo

Annamaria Lusardi, che è una docente di Economia e Contabilità alla George Washington University, in merito al denaro spiega che il suo valore e la sua gestione andrebbe insegnata ai propri figli fin da quando questi sono piccoli.

Dalla ricerca effettuata si evince che l’Italia nel 2012 è stata la penultima nazione tra quelle prese in esame. Questo significa che i genitori non hanno insegnato ai loro figli i concetti base del denaro. La situazione è migliorata nel 2015 ma secondo la docente c’è bisogno di fare ancora molto anche perché i piccoli di oggi dovranno affrontare una società davvero molto complessa.

I giovani italiani ed il denaro

Il 20% circa dei giovani studenti italiani non ha un livello sufficiente riguardante le conoscenze finanziarie. Molti, infatti, non sanno nemmeno distinguere un conto corrente da una fattura. E non è finita. Tali giovani, infatti, quando cresceranno, rischieranno in questo modo di avere delle grosse difficoltà, se ad esempio, dovranno accendere un mutuo oppure se dovranno negoziare un contratto di lavoro.

Dalla ricerca effettuata, inoltre, si evince che chi parte da condizioni socio-economiche svantaggiate avrà inferiori occasioni per capire i concetti base dell’economia. Purtroppo, tali ragazzi, saranno penalizzati doppiamente. Questo perché rispetto ad altri avranno meno denaro da poter spendere ed inoltre non avranno nessuno che spiegherà loro come gestire queste poche risorse.

La famiglia però potrà dare davvero una grossa mano in quanto cominciando a parlare di reddito e di come risparmiare ai figli fin da quando sono ancora bambini allora gli stessi potranno affrontare le problematiche legate al denaro con maggiore consapevolezza.

Si evince, inoltre, che tra maschi e femmine sono queste ultime quelle più penalizzate. Andrebbero quindi educate al denaro fornendo loro delle nozioni di base in modo tale che, poi, da adulte possano prendere delle decisioni senza la paura di sbagliare.

Come parlare ai propri figli di denaro

Annamaria Lusardi spiega che già all’asilo si potrà iniziare a parlare di denaro al proprio figlio. L’errore che assolutamente non si dovrà commettere è quello che i piccoli inizino a spendere senza aver capito come funziona in realtà il denaro. Per insegnargli le regole di base, un valido alleato sarà il salvadanaio. Si dovrà soltanto spiegare al proprio bambino che la cifra inserita nel salvadanaio nel futuro sarà poi utilizzata per acquistare qualcosa a cui lui tiene tanto e che al momento non è possibile comperare per mancanza di denaro. Per spiegargli, invece, cosa è l’interesse, il gioco ideale sarà quello di chiedergli i suoi risparmi con la promessa che essi saranno di più dopo un mese.

Anche la paghetta sarà un ottimo alleato per insegnare cos’è il denaro. Con essa, infatti, i piccoli impareranno a gestire un piccolo budget. Il problema però è che soltanto il 35% dei quindicenni italiani ha la paghetta mentre nel resto dei paesi Ocse la percentuale è del 59%. Avendo una paghetta i bambini si renderanno conto dell’effettivo valore del denaro in quanto se compreranno un gelato oggi avranno poi meno soldi per andare, ad esempio, al cinema domani.

I dati

I dati forniti dall’indagine Ocse PISA del 2015 mostrano che soltanto il 6% degli studenti nostrani ha delle conoscenze finanziarie. Solo il 27%, poi, è abituato a risparmiare ma lo fa però perché sa che poi nel futuro potrà acquistare qualcosa a cui tiene davvero tanto.

Infine soltanto il 53% degli adolescenti italiani svolge un lavoretto dopo la scuola.

La media degli altri paesi dell’Ocse invece è del 64%. Per chi non sapesse, l’Ocse è un’organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri che hanno in comune un’economia di mercato. La sede è Parigi e al momento consta di 35 paesi.

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