Il match è iniziato, la gara per i diritti tv della Serie A doveva addirittura già essere alle battute finali, e invece l’incontro si è concluso con un nulla di fatto. La proposta economica degli interessati è troppo bassa. Cosa succede adesso? Rai, Prime Video di Amazon e Paramount si sono subito defilate. Ci sono solo Sky, DAZN e Mediaset ad offrire la loro proposta economica, ma si prospetta a questo punto un fondo internazionale per raggiungere la cifra richiesta dalla Lega Calcio.

I soldi non bastano

La Lega vuole 1 miliardo e 200 milioni di euro, ma secondo le indiscrezioni rilasciate dal presidente Aurelio De Laurentiis la proposta è stata di meno di 600 milioni di euro. Meno della metà di quanto richiesto. Per la prima volta nella storia della nostra pay tv potrebbe quindi arrivare un fondo internazionale per risolvere la questione del diritti tv della Serie A. Quali conseguenze avrà questa situazione? È quanto si chiedono i tifosi, preoccupati che i loro abbonamenti possano a questo punto subire pesanti rincari. La Lega Calcio ha messo a bando un totale di 24 opzioni, con 8 pacchetti che potranno essere suddivisi da tre a 5 anni, a partire dal campionato 2024.  Le parole dell’AD Luigi De Siervo non sono di buon auspicio:

“Quello che si sta svolgendo è il bando più difficile di sempre perché i soggetti interessati hanno finalità profondamente diverse. L’obiettivo della Lega è quello di incassare 1 miliardo e 150 milioni per il triennio che sale del 10% nel caso di offerta per 4 anni e del 20% per un quinquennio”.

La situazione potrebbe diventare ancora più complessa con un player internazionale. Qualora la somma dovesse essere raggiunta con un’offerta esterna con fondi esteri, allora si uscirebbe da quella che è la legge Melandri. Prosegue De Siervo:

“Potremmo chiamarlo Bando matrioska perché nel caso in cui l’assemblea dovesse considerare inique le proposte arrivate dopo la trattativa privata, potrebbe aprire le sei buste dei fondi internazionali che hanno presentato anche loro offerte per la serie A. In questo caso ci si pone al di fuori dalla legge Melandri: ciò significa che, nel caso in cui ad aggiudicarsi il bando fosse un player internazionale, ci sarebbe la possibilità di spacchettare a piacimento la piattaforma delle partite. Inoltre con i diritti in mano a un rivenditore internazionale, potrebbero tornare in campo anche i player che non hanno partecipato alla prima asta. Per intenderci, si tratta di un accordo B2B in cui si introduce un nuovo attore che sta tra la Lega di Serie A (che detiene i diritti) e i broadcaster che trasmetteranno le gare”.

Diritti tv Serie A, il destino dei tifosi

Stare al paso con le somme che guadagnano gli altri grandi campionati europei è ormai impossibile.

La Premier inglese incassa 4 miliardi per i diritti tv. La somma più bassa la riceve la Liga spagnola, che arriva comunque a 2 miliardi di euro. Ad ogni modo, quale futuro attende i tifosi? Sembra ormai chiaro che si andrà verso lo spezzatino. Del resto, lo stesso Antitrust ha dettato questa linea guida per evitare che ci sia un monopolio di un’unica emittente. In questo modo però, se è vero che si creerà più concorrenza e si potranno quindi proporre più offerte vantaggiose per accalappiare gli abbonati, allo stesso tempo i tifosi potrebbero essere costretti ad abbonarsi a più piattaforme per seguire tutte le partite di loro interesse, e non è escluso che possano aggiungersi anche piattaforme streaming come Netflix, giusto per azzardare un’ipotesi al momento ancora improbabile. In questo modo quindi il costo complessivo finirebbe comunque per alzarsi, e purtroppo non di poco.

Riassumendo…

  • troppo bassa la cifra proposta per i diritti tv della Serie A;
  • si prospetta l’arrivo di un fondo internazionale per pareggiare la richiesta economica;
  • il rischio è che i tifosi dovranno abbonarsi a più piattaforme.