Riguardo al caro carburante, c’è un paradosso che il lettore deve immediatamente conoscere: le accise sul diesel sono più basse che sulla benzina e, nonostante ciò, è quasi un anno che costa di più.

E, come sottolineano gli esperti, la situazione non potrà che peggiorare a partire dal mese di febbraio e in generale nel futuro.

Le ragioni sono innumerevoli e la più importante di tutte è che, mentre la benzina è utilizzata soltanto per i trasporti, il gasolio ha in più una serie di importanti impieghi industriali.

La crisi energetica che stiamo vivendo è qui per restare. E l’Europa sembra essere impreparata.

Le ragioni del caro carburante e del costo più elevato del diesel rispetto alla benzina – la guerra in Ucraina

I problemi connessi al caro carburante hanno avuto la propria data d’inizio con la guerra in Ucraina. L’Europa consuma oltre 100 milioni di tonnellate di gasolio all’anno e circa il 30% di questo fabbisogno, 30 milioni di tonnellate, è assicurato dalla Russia.

La situazione bellica ha prodotto un primo innalzamento dei costi, ma a partire da febbraio la situazione potrebbe precipitare. La data da segnare sul calendario è il 5 febbraio, quando scatterà l’embargo sui prodotti raffinati provenienti dalla Russia.

Gli stessi traders hanno smesso, già da un bel po’ di tempo, di acquistare gasolio su quel mercato, proprio perché temono le sanzioni in arrivo.

La situazione della Cina, vero termometro globale della crisi energetica

Ma per comprendere le ragioni per cui il caro carburante rischia di mordere ancora di più nei prossimi tempi dobbiamo guardare alla tigre cinese.

Il prezzo del petrolio, durante tutto l’arco del 2022, si è tenuto intorno agli 80 dollari al barile. Si tratta di un costo molto basso rispetto alle previsioni degli analisti che temevano rincari fino a 200 dollari.

La ragione di questi prezzi contenuti sta tutta nel rallentamento dell’economia cinese a seguito della politica zero Covid.

Da quando però tale politica sanitaria è stata mandata in soffitta, la Cina, che rappresenta il maggior importatore globale di petrolio, ha iniziato nuovamente a correre. E il risultato è semplice: nel 2023 la domanda crescerà notevolmente e i prezzi potrebbero tornare a salire.

Il problema dell’Europa è un falso problema

In una recente intervista rilasciata a Agi, il presidente di Nomisma energia, Davide Tabarelli, ha sottolineato nuovamente che uno dei motivi del caro carburante, e ancor di più della crescita dei prezzi del diesel maggiore rispetto a quelli della benzina, è dovuta alla rapidità con cui l’Europa ha deciso di perseguire la transizione energetica.

La chiusura di molti impianti per la raffinazione del petrolio ha avuto come conseguenza la necessità di acquistare tali prodotti dall’estero.

“Finora il petrolio ci ha salvato”, sottolinea Tabarelli, ma il rischio è che nel 2023 non sia così. Eppure, si tratta di un falso problema.

Il mondo si sta avviando davvero alla catastrofe ambientale, i segnali sono sempre più evidenti, e il problema risulta essere ancora quello dei combustibili fossili. Stiamo lasciando un mondo che sarà completamente invivibile ai nostri figli e ai nostri nipoti. Il nostro “benessere” attuale lo stiamo barattando con l’incubo che vivranno le future generazioni. Ma questo a chi importa?

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