I costi dell’energia salgono sempre di più e il caro bollette sta mettendo in difficoltà le famiglie italiane. Ma cosa succederebbe se Putin, come ritorsione alle sanzioni economiche, decidesse di tagliare le forniture di gas all’Europa? Mario Draghi ha spiegato con chiarezza che l’Italia consuma circa 70-80 miliardi di metri cubi di gas ogni anno e più del 40% viene importato dalla Russia.

La situazione del caro bollette è drammatica – lo spiega Tabarelli di Nomisma

‘La crisi sarà dolorosa’ dice il Presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli. Si tratta di un momento davvero difficile e sarà necessario quanto prima muoversi in direzione di un razionamento dei consumi.

Bisogna spegnere la luce e abbassare il riscaldamento’, dice senza peli sulla lingua. Nell’intervista rilasciata a La Stampa sottolinea come sia finito il momento del falso ottimismo. La politica deve smettere di girare intorno al problema è affrontarlo di petto. La proposta è quella della riapertura delle centrali a carbone (che incontra le resistenze di Cingolani) e il razionamento dell’energia sin da subito.

Putin chiude i rubinetti del gas: cosa potrebbe succedere?

La Fondazione Eni-Enrico Mattei ha pubblicato uno studio su cosa potrebbe accadere se l’Italia decidesse di non rifornirsi più dalla Russia (o Putin chiudesse i rubinetti del gas). Il rischio più reale è quello del ‘razionamento’. Si tratterebbe di ‘distacchi programmati’ dell’energia tale da produrre dei blackout di corrente elettrica e tagli alle erogazioni del gas, sia per quanto concerne le industrie sia per gli utenti privati. Dunque, ci sarebbero problemi con i riscaldamenti. Le contromisure messe in campo dal governo, infatti, non basterebbero. All’appello mancano circa 10 miliardi di metri cubi di gas rispetto agli usi comuni.

Quali soluzioni per il caro bollette e il rischio di blackout e razionamenti?

Le soluzioni sono già sul tavolo, ma il vero problema è che non c’è tempo sufficiente.

Si sta pensando ad esempio di aumentare le importazioni da altri paesi, quali Algeria, Libia e Qatar. Oppure di accrescere l’estrazione nazionale e lo stoccaggio del gas. si tratta di idee che non possono realizzarsi in poche sett9imane, ovviamente. La riapertura delle centrali a carbone, invece, è stata bocciata in maniera netta dal Ministro della Transizione Ecologica, Cingolani.

Una strategia europea contro il caro bollette e i rischi di razionamento?

L’Europa sta mettendo in campo una exit strategy che riguarderebbe tutti i 27 paesi membri. La prima opportunità che viene data ai singoli Stati è quella di stabilire, in via del tutto eccezionale e in maniera mirata, prezzi calmierati e interventi pubblici per la fissazione dei prezzi entro una certa soglia. Si tratta di un provvedimento che punterebbe innanzitutto a una crescita di investimenti nella produzione di energia da fonti rinnovabili, ma anche in vista del finanziamento di programmi per l’efficientamento energetico degli edifici. Anche in questo caso, ovviamente, il tempo non gioca a favore dell’Europa.
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