C’era una volta un risparmiatore che acquistò un buono fruttifero postale di 4 milioni di lire. Decise di sottoscriverlo perché i tassi erano convenienti e perché dopo 30 anni era convinto di poter realizzare un piccolo desiderio come quello di acquistare una macchina. Ripose poi il suo tesoro in un cassetto e non ci pensò più: se ne dimenticò del tutto. Dopo circa trent’anni il risparmiatore si ricordò del suo piccolo investimento e cercò di capire se aveva ancora la possibilità di poter riscuotere il denaro accantonato e gli interessi.

Sottoscrisse il titolo il 13 maggio 1985, giorno sant’Emma. Ricordava bene questa data per cui non aveva la necessità di controllarla (cosa sbagliata, la memoria può sempre ingannare) perché era l’onomastico di sua moglie.

La prescrizione

Niente paura, il buono fruttifero postale del risparmiatore su menzionato non è ancora caduto in prescrizione.

Si ricorda che tutti i titoli cartacei si prescrivono trascorsi dieci anni dalla relativa data di scadenza. Quando si compie quest’ultima i propri buoni postali cessano di produrre interessi ma si può chiedere il rimborso quando si vuole purché non passino altri dieci anni in quanto scatta poi, come detto, la prescrizione. Quest’ultima determina la decadenza dal diritto a riscuotere la cifra investita più gli interessi maturati.

Poste Italiane comunica che la titolarità dei bfp cartacei emessi dal 18 novembre 1953 fino al 13 aprile 2001 è del Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’importo dei titoli prescritti in questo caso è versato allo stesso Ministero. Per i titoli cartacei emessi dal 14 aprile 2001, la titolarità è di Cdp in qualità di organo emittente ma l’importo è versato al Fondo istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie o che hanno subito un danno economico che non è stato risarcito. È importante quindi sempre controllare la data di scadenza se si hanno buoni fruttiferi postali cartacei.

Buono fruttifero postale, 4 milioni di lire, maggio 1985: che interessi mi offre?

Per evitare che i propri bfp cadano in prescrizione è sempre meglio sottoscrivere quelli dematerializzati. La comodità di questi titoli è che sono rappresentati solo da una scrittura contabile effettuata su un conto di regolamento che può essere un libretto di risparmio postale o un conto corrente BancoPosta. I titoli devono avere però la stessa intestazione del relativo conto di regolamento in quanto, in caso di richiesta di rimborso, a scadenza o anticipato, l’accredito del montante maturato avverrà in automatico sul conto regolamento. Proprio per questo, quest’ultimo non si potrà estinguere in presenza di un buono fruttifero postale in essere. Tale tipologia di titoli sarà emessa in tagli da 50 euro e multipli e il rimborso potrà avvenire in anticipo sia totalmente che parzialmente, rispettando però il taglio minimo dei 50 euro e i multipli di questa cifra.

Tornando al bfp di 4 milioni di lire del 13 maggio 1985, si potrà sapere quanto vale oggi affidandosi al calcolatore messo a disposizione da Cdp. Ebbene, esso ci dirà che il buono del risparmiatore è della serie P convertita ai tassi della serie Q dal 1° gennaio 1987. Sapremo inoltre che il titolo è scaduto il 31 dicembre 2015. Significa che da tale data avrà smesso di produrre interessi e che andrà in prescrizione il 31 dicembre 2025 (esattamente dopo 10 anni dalla scadenza). Si evince infine che gli interessi lordi maturati saranno di 29751 euro mentre il montante liquidato di 31816,83 euro.

Riassumendo…

1. Un buono fruttifero postale del 1985 non è ancora caduto in prescrizione, lo sarà nel 2025
2. Un titolo di questo tipo offrirà interessi molto vantaggiosi
3. Per evitare la prescrizione sarebbe più opportuno sottoscrivere titoli dematerializzati.

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