È arrivata una nuova vittoria per 3 risparmiatori di Trieso in provincia di Cuneo cointestatari di altrettanti buoni postali fruttiferi serie Q/P. Il Collegio di Torino, infatti, ha riconosciuto loro il diritto ad ottenere quanto riportato dietro la tabella e non gli importi inferiori riconosciuti dall’intermediario. Ecco maggiori dettagli sulla vicenda.

Buoni postali fruttiferi: ottenuti oltre 66 mila di rimborso

Tre risparmiatori cuneesi cointestatari di 3 buoni fruttiferi postali della serie Q/P sono riusciti ad ottenere quanto riportato dietro la tabella dei loro titoli.

Parliamo di circa a 50 mila euro ciascuno mentre gli importi riconosciuti dall’intermediario erano più bassi ovvero pari a 28 mila euro. Ciò è stato possibile grazie all’ausilio dell’avvocato braidese Alberto Rizzo, specializzato in diritto bancario e postale.

Nel dettaglio i 3 risparmiatori erano titolari di buoni della serie Q/P emessi nel 1989. Costoro avevano chiesto il riconoscimento degli interessi riportati dietro i titoli però negato a causa di una modifica dei rendimenti avvenuta con DM del 1986 (quindi prima che loro li sottoscrivessero). Poste Italiane aveva quindi apposto, seguendo le direttive del Ministero, sopra la vecchia tabella un timbro con i nuovi rendimenti ma soltanto dal 1 ° al 20° anno senza comunicare quelli dal 21° al 30° anno.

I risparmiatori, grazie all’intervento dell’avvocato Rizzo, ha presentato quindi ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario che ha dato loro ragione. Il Collegio di Torino, infatti, ha affermato la prevalenza di quanto riportato dietro al titolo rispetto alle modifiche apportate con decreto ministeriale. Questo perché, come comunicato, il nuovo timbro comunicava soltanto gli interessi fino al ventesimo non dicendo nulla di quelli che dovevano essere corrisposti per gli ultimi dieci anni.

Grazie a tale provvedimento, Poste Italiane è stata condannata a rimborsare gli interessi previsti sui buoni per gli anni dal ventunesimo al trentesimo e non quelli riconosciuti inizialmente dall’intermediario. Così i risparmiatori sono riusciti a farsi riconoscere circa 66 mila euro in più rispetto a quanto l’intermediario voleva corrispondere.

L’avvocato Rizzo invita quindi tutti coloro che sono in possesso di buoni fruttiferi postali emessi dopo giugno 1986 a farli esaminare per capire se si ha diritto ad avere importi maggiori rispetto a quelli determinati. Questo è possibile anche se il buono è stato già incassato.

Purtroppo Poste Italiane è inadempiente alle decisioni del Collegio dell’Arbitro Bancario Finanziario e a questo link è possibile verificare tutte le inadempienze. Quando si verifica ciò, il risparmiatore non può fare nient’altro che attivare un’azione giudiziaria. La decisione dell’Abf potrà essere prodotta in giudizio ma ciò non implicherà che il Tribunale possa adeguarsi.

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