L’avvocato Giulio Fragrasso spiega che Poste Italiane si rifiuta si accettare le decisioni dell’Abf in merito alla corretta liquidazione dei buoni fruttiferi postali serie Q/P per gli anni dal 21° al 30°. Per questo i risparmiatori sono costretti ad intraprendere un’azione giudiziaria.
Il problema non riguarda tutti i bfp ma quelli trentennali emessi dopo il 13 giugno del 1986. Quest’ultima è la data con la quale il Decreto Ministeriale ha modificato i titoli dalla serie P con quella Q/P ribassando gli interessi.

I vari ricorsi scaturiscono dal fatto che sui nuovi titoli c’è il timbro con la serie Q/P davanti ma dietro c’è solo quello con i tassi di modifica dal primo anno al ventesimo.

Tale omissione, spiega l’avvocato Fragrasso, ha portato alla vittoria di tanti risparmiatori che si sono rivolti a lui che è esperto in diritto bancario e finanziario.
Per colpa della mancata apposizione del timbro di modifica per gli ultimi dieci anni di vita del titolo, tanti ricorsi sono stati vinti presso l’Abf. Nell’aprile del 2020, poi, con decisione del Collegio di Coordinamento si è data ragione definitiva ai tanti risparmiatori che avevano tale problema. Proprio per questo i ricorsi sono aumentati.

Cosa ha fatto Poste Italiane per i buoni fruttiferi postali

Il Collegio di Coordinamento dell’Abf ha deciso ad aprile 2020 che per la mancata apposizione del timbro di modifica per gli anni dal 21° al 30° i risparmiatori avevano ragione. Dovevano quindi percepire gli interessi relativi a quegli anni come indicati sulla tabella retro buoni.
Poste però ha deciso di non adempiere più alle decisioni dell’Arbitro e sia l’avvocato Fragrasso che Moreno Morello di Striscia la Notizia hanno denunciato la cosa nel servizio andato in onda l’11 giugno scorso. Hanno quindi invitato i risparmiatori a non lasciarsi scoraggiare e far valere i propri diritti nei Tribunali Italiani.

Tale comportamento da parte di Poste, comunica l’avvocato Fragrasso, delegittima inoltre l’organismo dell’Abf. Perché aderisce a tale organo se poi non adempie alle decisioni? Così facendo i risparmiatori perdono infatti tempo e soldi. Il danno è anche per Banca d’Italia in quanto non percepisce le spese che le spetterebbero per le decisioni dell’Arbitro.
I risparmiatori devono quindi intraprendere una nuova azione legale con altre spese esose che non tutti si possono permettere (molti, infatti, lasciano perdere). Tale comportamento crea grossi problemi anche ai Tribunali che si intasano per cui si chiede una legge che faccia diventare esecutiva la decisione dell’Abf. In questo modo le decisioni diverrebbero vincolanti per Poste e molti risparmiatori potrebbero raddoppiare il valore dei loro buoni.
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