In data 8 luglio l’Arbitro Bancario Finanziario ha pubblicato la relazione sull’attività svolta nel 2019, ecco il link. Dai dati emerge che i ricorsi ricevuti sono stati in tutto 22.059 (quindi un 18% in meno rispetto al passato) di cui il 48% riguardanti la cessione del quinto. Ce ne sono però molti anche in merito ai buoni fruttiferi postali. Nel dettaglio i ricorsi ricevuti per Collegio sono stati i seguenti: Torino 8%, Bari 13%, Bologna 11%, Milano 21%, Napoli 12%, Palermo 14% e Roma 21%.

Le riunioni dei Collegi sono state invece in tutto 452, le decisioni 27.346 e i ricorsi decisi il 58% (sopratutto a favore dei ricorrenti).

Infine sono stati riconosciuti alla clientela 28 milioni di euro.

L’avvocato Alberto Rizzo, esperto in Diritto Bancario e Postale, ha commentato tale importante elaborato in merito al diffuso contenzioso in atto sui buoni fruttiferi postali.

 La relazione dell’Abf ed il commento dell’avvocato Rizzo

L’avvocato Rizzo in merito alla relazione annuale dell’Arbitro Bancario Finanziario ha comunicato che sebbene emerga un numero inferiore di ricorsi presentati rispetto al 2018, quelli relativi ai buoni fruttiferi postali sono aumentati del 12%. Si è passati quindi da circa 1.000 (nel 2018) agli oltre 2.700 presentati nel 2019. In quest’ultimo anno, poi, i ricorsi relativi ai bfp sono stati il 13%. Una percentuale più che ottima dato che nel 2017 erano appena l’1%. Anche i dati dei primi 4 mesi del 2020 (di cui 2 nel periodo di emergenza da Covid-19) sono positivi: la percentuale dei ricorsi presentati, infatti, è sempre del 13%.

Aumento di ricorsi per diatribe bfp non si traduce in aumento decisioni favorevoli

L’Avvocato Rizzo evidenzia che è vero che c’è stato un aumento di ricorsi in merito a buoni fruttiferi postali ma questo non si è tradotto in un pari aumento di decisioni favorevoli. Quelle del 2019 (così come quelle del 2018), infatti, con una media di circa 11 mila euro per ricorso riconosciuto per risparmiatore sono state solo del 58%.

Il numero dei ricorsi respinti (quasi uno su due) è elevato ma forse tale dato è da imputare, spiega l’avvocato, al fatto che i ricorsi sono stati presentati direttamente dai cittadini senza l’ausilio di un legale (di fiducia o di uno facente parte di un’associazione a favore dei consumatori) risultando così sforniti di competenze giuridiche necessarie nella valutazione e nella presentazione.

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