I buoni fruttiferi postali sono tra le forme di investimento preferite dagli italiani. Questo perché non hanno costi per la sottoscrizione/rimborso e perché si può chiedere il rimborso del capitale investito quando si vuole. Gli interessi maturati, però, si ottengono soltanto dopo un determinato periodo a seconda del buono che si sceglie. In molti si chiedono però come fare per recuperare le somme dovute per diverse problematiche come la modifica peggiorativa dei tassi.

Reali somme dovute sui buoni fruttiferi postali, come averle?

I motivi per i quali ci sono contenziosi con Poste Italiane sono soprattutto tre.

Il primo come già detto è la modifica peggiorativa dei tassi di interesse a seguito del Decreto Ministeriale del 13 giugno 1986. Parliamo esattamente dei buoni fruttiferi postali della serie O oppure P emessi prima del 1986. Per tali titoli la Corte di Cassazione a Sezioni Unite con sentenza numero 3963/19 ha legittimato il comportamento di Poste che liquida questi buoni con gli interessi della serie Q.

C’è poi la diatriba della quale abbiamo parlato più volte ovvero degli interessi relativi agli ultimi dieci anni dei buoni serie O oppure P diventati poi della serie Q/P. Poste metteva dei timbri sul davanti del buono con la nuova dicitura Q/P e dietro i nuovi tassi. Fin qui tutto corretto. Il problema è nato per gli ultimi dieci anni in quanto non veniva comunicato alcun rendimento (tasso). L’Abf ha quindi riconosciuto il diritto al pieno rimborso dei titoli come da interessi originari stampati dietro ai titoli in attesa del consolidamento della giurisprudenza.

Buoni fruttiferi postali: cosa fare per recuperare le somme reali dovute

L’altro punto per il quale si hanno problemi con Poste Italiane è il mancato pagamento del titolo con la clausola PFR in favore di un erede o un cointestatario. Poste chiede infatti al risparmiatore la prova dell’adesione degli eredi dell’altro cointestatario defunto.

Ultime sentenze, però, come quella della Corte di Cassazione numero 24639/21, danno ragione agli eredi. Spiegano che in caso di decesso di uno degli intestatari di un titolo con clausola “pari facoltà di rimborso”, i cointestatari possono riscuotere l’intera somma, purché riconoscano agli eredi il corrispettivo spettante.

Cosa fare allora? Il movimentoconsumatori comunica che in primis si deve far controllare il buono da un esperto per capire se ci sono i margini per un eventuale ricorso. Si deve poi formalizzare un reclamo scritto a Poste in modo tale da interrompere la prescrizione del titolo e cercare un compresso. Infine presentare ricorso all’Abf (Arbitro Bancario Finanziario) per ottenere il riconoscimento di quanto dovuto. Sta succedendo, però che Poste sia inadempiente alle condanne dell’Arbitro e quando questo accade non resta che agire per via legale.
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