Investire in buoni fruttiferi postali o nei Btp decennali per proteggersi dall’inflazione? Molti risparmiatori se lo chiedono, soprattutto quelli che hanno una piccola cifra depositata sul conto corrente. Sanno bene, infatti, che per colpa di questa tassa occulta il loro denaro si svaluterà nel tempo. Significa che con la medesima quantità di soldi, si potranno acquistare meno beni.

Esistono comunque investimenti per tutte le tasche, sia piccole che grandi. Ogni persona ha un obiettivo diverso per cui, quando si investe, la regola d’oro dovrà essere questa: capire qual è il proprio orizzonte temporale e il livello di rischio.

In questo modo, e diversificando gli investimenti, si potranno affrontare con una serenità maggiore anche i momenti più bui.

Btp decennali e Bfp

I Btp sono buoni del Tesoro Poliennali ovvero titoli di debito a medio-lungo termine emessi dal Mef ovvero dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nella giornata di ieri c’è stata la presentazione delle domande in asta mentre oggi entro le ore 15.30 ci sarà la presentazione delle domande in asta supplementare. Il regolamento, invece, sarà visibile entro il 17 ottobre.

Le nuove emissioni riguardano i Btp a 3 anni, data emissione 17 ottobre e quella di scadenza il 15 gennaio 2026, con cedola annuale al 3,50%. I Btp 7 anni (emissione 16 maggio 2022, scadenza 15 gennaio 2029) con cedola annuale del 2,80% e quelli a 15 anni (emissione 1° marzo 2022-fine 1° marzo 2028) con cedola annuale del 3,25%. Infine i Btp 30 anni (emissione 1° agosto 2007- data fine 1° agosto 2039) con cedola annuale del 5%. L’elenco con maggiori dettagli si troverà sul sito ufficiale del Ministero.

I buoni fruttiferi postali che rendono di più

Tra gli investimenti preferiti degli italiani oltre ai Btp ci sono i buoni fruttiferi postali che non risentono delle fluttuazioni del mercato e sono garantiti dallo Stato Italiano. Quelli che al momento offrono interessi più alti contro l’inflazione, che non accenna ad arretrare, sono i 4×4 per lunghi investimenti fino a 16 anni.

Sottoscrivendo questi titoli si può contare di rendimenti fissi che crescono nel tempo: dopo 4 anni si ha un tasso di interesse lordo dell’1% e dopo 8 anni dell’1,50%. Il rendimento effettivo annuo lordo è poi dell’1,75% allo scadere del 12° anno e del 3% alla fine del 16° anno.

Il rimborso di tutte le tipologie di bfp si può richiedere quando si vuole purché avvenga entro i termini di prescrizione (per i cartacei dopo 10 anni dalla scadenza). Gli interessi maturati, invece, si ottengono per i 4×4 solo dopo quattro anni, dopo otto anni e dodici anni.

Lasciare parcheggiato il proprio denaro sul conto corrente, anche se non comporta alcun rischio, non è una buona soluzione perché c’è sempre il pericolo che l’inflazione ne eroda il potere di acquisto. Investire in buoni fruttiferi postali potrebbe rivelarsi una soluzione per evitare, quindi, che il proprio denaro perda di valore nel tempo.

[email protected]