Come punto di riferimento per la definizione delle tariffe per la materia prima nelle bollette del gas l’Arera non utilizzerà più il mercato all’ingrosso europeo (Ttf), ma il Psv italiano, vale a dire il punto di scambio virtuale corrispondente all’indice del prezzo gas nella penisola. Il tutto non avverrà più ogni tre mesi, ma ogni mese. Besseghini, il presidente dell’Authority, sottolinea come si tratti di un modo per non trasferire sull’utente finale i costi di copertura del rischio.

Il vantaggio fondamentale sarebbe quello di un aggiornamento più rapido, qualora si attivino decisioni a livello europeo di contenimento dei costi della materia prima, come ad esempio il tetto al prezzo del gas.

Come cambia il prezzo della materia prima nelle bollette del gas

I prezzi all’ingrosso dell’energia continuano a crescere a causa del conflitto in Ucraina e soprattutto a seguito della riduzione dei flussi provenienti dalla Russia. L’Arera ha deciso così di aggiornare il metodo di aggiornamento dei costi della materia prima per circa 7,3 milioni di utenti finali domestici che si trovano ancora nella maggior tutela (circa il 35%). Non cambia soltanto il riferimento, il Psv italiano invece del Ttf, ma anche la tempistica, non più trimestrale ma mensile. Questa nuova metodologia resterà in vigore fino al termine della tutela sul gas, vale a dire il 1° gennaio 2023 (se non interverranno nuove probabili proroghe). Ma qual è il giudizio delle associazioni dei consumatori?

Le associazioni dei consumatori divise sulla decisione dell’Arera

L’Unione Nazionale Consumatori si dice contenta della notizia in quanto l’Authority avrebbe accolto le richieste dell’associazione. La richiesta è però quella di un intervento del governo Draghi per rinviare la scadenza della maggior tutela prevista per il 1° gennaio 2023. Di parere diverso è Assoutenti che sottolinea come la validità della decisione dell’Arera andrà valutata sul campo e non è detto che produrrà benefici e non svantaggi.

È soprattutto sul metodo che Assoutenti non si trova concorde, il fatto di aver effettuato questo cambiamento senza contattare le associazioni dei consumatori e senza confrontarsi con chi quotidianamente studia la questione. Furio Truzzi, presidente dell’associazione, sottolinea anche un ulteriore elemento, chiedendosi qual è la ragione per cui non si sta facendo nulla contro gli extra-profitti delle società energetiche, le quali si stanno arricchendo sulle spalle di imprese e famiglie grazie all’emergenza energetica.
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