Mentre in Europa domenica si votava in tre nazioni differenti (Romania, Polonia e Portogallo) a Buenos Aires si rinnovavano 30 dei 60 seggi del Parlamento cittadino, un appuntamento importante in vista delle elezioni di metà mandato di ottobre. Un test cruciale per il cammino delle riforme di Javier Milei, presidente dell’Argentina da meno di un anno e mezzo e che già sembra avere terremotato e rivoluzionato il panorama politico ed economico nazionale. Il suo candidato Manuel Adorni ha vinto con il 30,1%, sorpassando il peronista Leandro Santoro, favorito dai sondaggi e che si è fermato al 27,3%. Grande sconfitto il centro-destra dell’ex presidente Javier Macri, la cui candidata Silvia Lospennato ha raccolto solamente il 15,9%.
L’affluenza si è fermata al record negativo del 53,3%.
Milei vince a Buenos Aires
Proposta Repubblicana di Macri aveva fatto campagna elettorale per riforme graduali in Argentina contro quelli che giudica gli eccessi di Milei. Gli elettori sembrano avere voltato le spalle al partito moderato, che guida la città da 18 anni. Il sindaco uscente è Jorge Macri, cugino dell’ex capo dello stato. Per il presidente in carica è un’ottima notizia. Ha vinto la sfida interna al centro-destra per la leadership e può guardare con ottimismo alle elezioni di metà mandato, quando saranno rinnovati 127 su 257 seggi alla Camera e 24 su 72 seggi al Senato. Il suo partito La Libertad Avanza (Lla) ad oggi possiede appena 6 senatori e 39 deputati. Per implementare le riforme promesse ai cittadini, deve trovare costantemente un accordo con gli altri partiti di centro-destra.
Il risultato di domenica scorsa affievolisce il potere negoziale di Macri. Anzi, c’è la possibilità che molti dei suoi uomini lo mollino per entrare in Lla. Le riforme di Milei per l’Argentina non sono affatto impopolari come s’immaginava. La velocità con cui sono state realizzate, per molti in modo brutale, ha esitato frutti quasi immediati. L’inflazione in aprile scendeva ai minimi da 4 anni al 47,3% e il tasso mensile al 2,8%.
L’economia dovrebbe espandersi quest’anno di oltre il 5% dopo essere tornata alla crescita già nella seconda metà dello scorso anno. La povertà è diminuita sotto i livelli ereditati dalla precedente amministrazione peronista e il bilancio è passato dal profondo rosso all’attivo in pochissimi mesi. Gli elettori stanno premiando la svolta, non solo nei sondaggi.
Riforme in Argentina danno frutti
E da poco più di un mese il cambio è libero di oscillare sul mercato valutario, pur tra un minimo e un massimo prefissati. L’operazione ha portato a un indebolimento molto inferiore alle previsioni. Sul mercato nero i pesos si sono rafforzati e questo sta contribuendo a calmierare i prezzi al consumo. Il taglio a sussidi e spesa pubblica sta rendendo l’economia argentina non solo meno indebitata, ma anche più dinamica. Le riforme di Milei funzionano. La famosa motosega è diventata simbolo di un’austerità fiscale non nascosta con imbarazzo come avviene quasi ovunque nel mondo, ma al contrario ostentata per segnalare la cesura con l’inglorioso passato.
E il Fondo Monetario Internazionale benedice la svolta, staccando un nuovo assegno di 20 miliardi di dollari. Un thatcheriano a Casa Rosada non sembrava ipotizzabile e, invece, c’è.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

