Riforma pensioni, 5 misure a confronto, ecco come

Riforma pensioni, 5 misure a confronto, ecco come potrebbe cambiare il sistema pensioni italiano dal 2025.
4 mesi fa
2 minuti di lettura
Chi si trova con 40 anni di contributi può andare in pensione?
Foto © Licenza Creative Commons

Come funzionerà la riforma delle pensioni 2025? È una domanda che milioni di italiani si pongono, in quanto molte persone cercano chiarimenti sulle possibili novità che potrebbero essere introdotte. Al momento, c’è una possibilità concreta chiamata “quota 41 per tutti”. Ci sono anche almeno altre quattro soluzioni che molti considerano valide per superare, una volta per tutte, la riforma Fornero. Vediamo come funzionerebbero queste misure.

Riforma pensioni: 5 misure a confronto

La pensione per tutti, a qualsiasi età, senza vincoli di appartenenza a una specifica categoria.

Questo è ciò che alcune forze politiche al governo vorrebbero realizzare oggi. La misura in questione si chiama “quota 41 per tutti”. Con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, si potrebbe andare in pensione. Questa è l’essenza della “quota 41 per tutti”. Recentemente, si è pensato di introdurre un vincolo relativo al calcolo contributivo della pensione, e di mantenere l’attuale limite previsto per i lavoratori precoci, che richiede almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni di età.

La pensione dai 64 ai 72 anni

Un’altra proposta, questa volta rivolta alla flessibilità in uscita, riguarda la possibilità di andare in pensione in un range di età compreso tra i 64 e i 72 anni. Questa misura potrebbe aumentare la flessibilità per il pensionamento, anche se sarebbe soggetta a determinate condizioni. Se non si optasse per il calcolo contributivo, la novità potrebbe consistere in una riduzione del 3% dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Inoltre, per poter anticipare la pensione, l’importo dell’assegno non dovrebbe essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

Quota 96: un sogno per la riforma delle pensioni

Sebbene non se ne parli molto, i nostalgici vedono ancora la “quota 96” come la soluzione madre di molti dei problemi previdenziali attuali. Questa misura era in vigore prima della riforma Fornero e permetteva di andare in pensione con 60 anni di età e 35 anni di contributi, purché si raggiungesse la “quota 96” considerando anche le frazioni di anno.

Oggi, questa misura potrebbe essere reintrodotta con alcune modifiche, come l’applicazione del calcolo contributivo per determinare l’importo della pensione.

Pensioni a 64 anni, ma la quota sale

Attualmente è in vigore la “quota 103”, che consente di andare in pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi, purché l’assegno non superi quattro volte il trattamento minimo dell’INPS e il calcolo sia contributivo. L’idea che potrebbe concretizzarsi è quella di una “quota 104”, che innalzerebbe l’età di uscita a 63 anni. Questa misura sarebbe meno vantaggiosa rispetto alla “quota 103”, soprattutto se restassero invariati l’attuale sistema di calcolo contributivo e il limite massimo dell’importo della pensione. La riforma delle pensioni rischia, quindi, di peggiorare la situazione attuale.

Opzione donna: ancora al via?

Infine, per il 2025 si sta valutando di mantenere il sistema attuale, confermando l’Ape sociale, che scade il 31 dicembre prossimo, e l’Opzione Donna, anch’essa in scadenza a fine 2023. Le possibilità includono il pensionamento a partire dai 63,5 anni di età o dai 59 anni, a seconda delle condizioni. L’Ape sociale continuerebbe a essere disponibile per caregiver, lavoratori in mansioni gravose, disoccupati e invalidi, sempre a partire dai 63,5 anni di età e con 30 o 36 anni di contributi. L’Opzione Donna resterebbe rivolta a donne invalide, caregiver, licenziate o dipendenti di grandi aziende in crisi, con 35 anni di contributi e un’età compresa tra i 59 e i 61 anni.

Queste sono le principali opzioni in discussione per la riforma delle pensioni del 2025. Ogni misura ha le sue particolarità e limitazioni, che saranno oggetto di dibattito nei prossimi mesi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

assegno unico
Articolo precedente

Assegno unico universale, a settembre in arrivo gli aumenti, ecco a chi l’INPS darà di più 

canone Rai
Articolo seguente

Per non pagare il canone RAI basta inviare una email?