Saranno cinque i quesiti sottoposti al referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno. Quattro riguarderanno la legislazione sul lavoro e uno la possibilità per i residenti stranieri di accorciare i tempi per ottenere la cittadinanza italiana. In questo articolo, ci occuperemo del secondo quesito, che ha ad oggetto la normativa che regola le indennità nel caso di licenziamento illegittimo, vale a dire senza giusta causa o giustificato motivo. Esso riguarda nello specifico i lavoratori di imprese con meno di 16 dipendenti.
Cosa prevede oggi la legge
La legge dice che nel caso in cui il giudice accerti che il licenziamento sia avvenuto senza giusta causa o giustificato motivo, l’impresa con meno di 16 dipendenti è tenuta o al reintegro o al pagamento di un’indennità d’importo massimo pari a sei volte l’ultima mensilità globale di fatto.
Se vince il “sì”, tale tetto verrebbe eliminato. Le imprese con meno di 16 dipendenti dovrebbero pagare un’indennità massima fissata dal giudice in base a diversi criteri, tra cui gli anni di anzianità di servizio, le dimensioni dell’impresa, il numero dei dipendenti e il comportamento delle parti.
Se vince il “sì” o il “no”
I sostenitori del “sì” ritengono che l’eliminazione del suddetto limite alle indennità per il licenziamento illegittimo sia opportuno, in quanto le piccole dimensioni delle imprese non necessariamente coinciderebbero con la loro scarsa capacità economica. In sostanza, il fatto di avere pochi dipendenti non implica anche che un’azienda non possa permettersi di pagare un’indennità più alta alle sei mensilità massime finora previste. Sono schierati per il “sì” CGIL, Partito Democratico, Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle.
I sostenitori del “no” ritengono che l’eliminazione del tetto possa esporre le piccole imprese all’incertezza circa i costi legati a un eventuale licenziamento illegittimo, poiché sarebbe il giudice a stabilirne l’importo. Anziché disincentivare i licenziamenti senza giusta causa o giustificato motivo, ciò rischia di penalizzare le assunzioni. Sono schierati apertamente per il “no” Azione e Italia Viva, mentre la maggioranza di centro-destra invita ad astenersi, cioè a non recarsi ai seggi per fare mancare il quorum del 50% più un voto.
Le indennità per licenziamento illegittimo riguarda 3 milioni 700 mila lavoratori. Tanti sono alle dipendenze di imprese con meno di 16 dipendenti. Le dimensioni mediamente minuscole del nostro sistema produttivo rende il tema molto sensibile. In gioco c’è la struttura dei costi che grava su di esso, nonché le rigidità che regolano il mercato del lavoro e che, soprattutto in passato, hanno alimentato le assunzioni in nero e la sottoccupazione.
Indennità di licenziamento, mercato vera tutela
Il secondo quesito ripropone la solita differenza di approccio tra chi vorrebbe ingessare i rapporti di lavoro a colpi di regole e costi e chi pensa che il lavoratore si avvantaggi non tanto di leggi severe a carico dell’impresa, bensì di condizioni macroeconomiche favorevoli. Lo stiamo vedendo proprio in questi ultimissimi anni. La carenza di manodopera, specie in certi settori, sta spingendo le imprese ad offrire condizioni retributive e non migliori rispetto al passato. L’ultimo pensiero di un imprenditore oggi in settori come il turismo e la ristorazione sarebbe di licenziare il dipendente senza giusta causa.
Il mercato crea più tutele di fatto delle leggi sulla carta.