In molte Regioni d’Italia ha un’importanza fondamentale per il PIL locale, per la salute economica della zona e per tanti cittadini. Equivale all’oro per molte zone dello Stivale e parliamo dell’olio d’oliva. Ed in queste settimane si sta materializzando il picco nella raccolta, perché siamo nei periodi caldi di questa attività agricola. Dalla famiglia che raccoglie le olive per creare la scorta da usare tutto l’anno per le esigenze interne ai piccoli produttori che raccolgono le olive per poi vendere l’olio ad altri piccoli clienti privati e per finire alle grandi aziende produttrici, il pensiero principale durante questi periodo è la quantità di olive che si raccolgono e la loro resa, ovvero i litri o i chili di olio che si producono da una determinata quantità di olive.
Resa diversa da zona a zona, influenzata anche dalla tipologia o qualità delle olive. E poi ci sono tanti altri fattori, come la presenza di acqua nel frutto, oppure eventuali “malattie” come la mosca e così via dicendo. Tutto è tranne che facile raccapezzarsi per una attività di questo genere. Il più delle volte collegata alle stagioni climatiche, alle piogge, alle gelate, alla nebbia o alla siccità. Ecco Provincia per Provincia in base ai dati che circolano in Rete, la resa e le quantità raccolte nel mese di ottobre.
Quanto rende e quanto olio si fa con un quintale di olive: ecco i dati Provincia su Provincia
La raccolta delle olive e la produzione di olio in molte zone dello Stivale è una specie di ciclica abitudine. C’è chi le raccoglie subito tra fine settembre e tutto ottobre.
Poi c’è chi rimanda perché sostiene che la resa sia maggiore se si lasciano sugli alberi più a lungo. Sicuramente una scienza esatta non c’è, anche perché nei discorsi da bar tra i raccoglitori di olive il vanto è aver fatto tanto olio con meno olive rispetto al competitor. La resa delle olive come detto è l’olio che esce fuori in genere, dalla macinatura e molitura di un quintale di olive. In generale questo è il parametro che si usa.
Le statistiche sulla resa da olive ad olio
Stando ai dati che circolano da diverse zone d’Italia la resa è In crescita in molte Regioni del Sud. Resa in crescita naturalmente in confronto alla raccolta dello stesso periodo dello scorso anno. Crescita senza dubbio dovuta alla stagione 2024 nettamente negativa come produzione di olive rispetto a quella attuale. Tanto è vero che a fine ottobre si contano oltre il 45% in più di tonnellate di olio d’oliva prodotto.
Al Sud netto miglioramento rispetto al 2024
Sono le Regioni del Sud a farla da padrone come per esempio in Puglia dove nel 2024 erano state prodotte a fine ottobre 4.850 tonnellate di olio d’oliva mentre a fine ottobre 2025 sono già state prodotto 8.201 tonnellate, Range più o meno simile per la Calabria, la Sicilia e leggermente meno per Campania, Lazio e Basilicata e per le altre Regioni del resto d’Italia.
Ma come detto ciò che per i produttori conta di più è la resa, ovvero la quantità di olti che si produce con un quintale di oliva o con una tonnellata in base all’unità di misura. In Puglia, Regione ricca di olive e come detto, capofila in questo mese di ottobre per surplus rispetto allo stesso periodo del 2024, nella BAT (Bari-Andria-Trani), la resa è stata del 13,17%. Esattamente 13,17 chili di olio ogni quintale di olive. Nella stessa Regione 15,09% di resa nel foggiano, oltre il 14% a Legge e Provincia, ma anche il poco meno del 13% a Bari, ed il poco più a Taranto e Brindisi. In Basilicata, 13,01% di resa nel materano e il 14,4% nel potentino. Picchi di oltre il 17% a Catanzaro e Crotone in Calabria, dove invece non si arriva al 16% a Vibo, Reggio Calabria e Cosenza.
Olio d’oliva prodotto da un quintale di olio, ecco i dati
La resa per l’olio d’oliva è una cosa davvero importante che interessa tutti i produttori da Nord a Sud. In Sardegna, dove si registra un calo anche di produzione rispetto allo scorso anno, la resa del 15% circa a Oristano e Nuoro se la sognano a Cagliari, e Sassari sotto il 14%. Così come in Sicilia dove si va dal 15,50% di Agrigento e Messina ai 12% o poco più di Catania, Ragusa e Siracusa, passando per il 14% nelle province di Palermo, Caltanissetta ed Enna. In Campania guidano Salerno, Napoli e Avellino con il 14% circa (14.50 e più di resa a Salerno) mentre poco più del 12% a Caserta e Benevento. Campobasso e Isernia, le due Province del Molise invece segnano il 16% la prima e meno del 14% la seconda. Rese più basse in Abruzzo, anche se a L’Aquila si supera il 15% e a Pescara lo si sfiora. A Chieti non si arriva al 14%, a Teramo nemmeno al 13%. Rese ancora più scarse nel Lazio. A viterbo per esempio, 10,77% di resa. Poco meglio con il 12,50% circa a Rieti. E a Roma, Frosinone e Latina il 13.50% circa. Nelle Marche rese basse che non superano il 13.20% (ad Ancona il picco, poi sotto il 13% a Fermo, Ascoli e Macerata e sotto il 12% a Pesaro-Urbino).
Perugia e Terni poco oltre il 13.50% in Umbria. In Liguria fa la voce grossa Imperia, che ha il primato di tutta Italia con una resa che sfiora il 19%. A Savona il 17,28%, a Genova il 13,58 e a La Spezia il 13,51%.
In una stessa Regione differenze marcate da una Provincia all’altra
In Friuli resa bassissima a Udine dove non si arriva all’11% mentre a Trieste è al 14,71%. Nord Italia altalenante, con rese basse a Treviso, Vicenza e Verona dove non si arriva al 13% e oltre il 14% a Padova. In Lombardia si va dal minimo di Bergamo e Lecco, rispettivamente del 9,09% e del 9,84% al 14,29% di Como passando dal 10,89 di Brescia e dal 12.50 di Sondrio. 9,3 e 10,53 sono rispettivamente le percentuali di resa a Torino e Vercelli in Piemonte. In Emilia Romagna il 14% lo fa segnare solo la Provincia di Bologna, mentre per le altre si attesta al 12,50% la resa. In Toscana invece range più o meno simile intorno al 13,50% e 14% in tutte le Province.


