Quale pensione conviene a chi ha compiuto 66 anni? Come canta Diodato con il brano Fai rumore: “Che fai rumore qui e non lo so se mi fa bene, se il tuo rumore mi conviene. Ma fai rumore, sì, ché non lo posso sopportare, questo silenzio innaturale tra me e te”.
Proprio come succede nelle scelte che toccano la sfera più personale della vita privata, anche quando si avvicina l’età della pensione ci si ritrova a fare i conti con dubbi, riflessioni e decisioni delicate.
Il rumore del tempo che passa, delle regole che cambiano, delle possibilità da valutare, può creare confusione.
Ne consegue che capire quale sia la strada giusta non sia affatto semplice. Lo sa bene chi ha raggiunto l’età di 66 anni e vede ormai vicino il traguardo della pensione, ma non ha ancora chiaro quale sia la soluzione più giusta da seguire. Tra le varie misure disponibili, d’altronde, orientarsi non è di certo un gioco da ragazzi.
Quale pensione conviene a chi ha compiuto 66 anni?
Stando alla normativa vigente si può accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni, a patto di avere almeno vent’anni di contributi. Ci sono, comunque, diverse misure che offrono la possibilità di uscire dal mondo del lavoro prima del previsto. Tra queste si annoverano la pensione anticipata ordinaria, Quota 103 e Quota 41 precoci.
Entrando nei dettagli una persona può accedere alla pensione anticipata ordinaria, a prescindere dal requisito anagrafico, al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Questa soglia è pari a quota 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
In tale circostanza non bisogna fare i conti con alcun tipo di penalizzazione sull’importo.
La questione è diversa per quanto riguarda Quota 103. In attesa di scoprire se tale opzione verrà o meno riconfermata nel 2026, interesserà sapere che possono beneficiare di tale opportunità coloro che hanno un’età minima di 62 anni e 41 anni di contributi, di cui almeno 35 siano contributi effettivi, non figurativi. In tale circostanza il calcolo è interamente contributivo e l’assegno può registrare una riduzione pari al 20% – 30% rispetto alla somma che verrebbe corrisposta nel caso in cui si attendesse di poter accedere alla pensione di vecchiaia.
Pensione per lavoratori precoci: chi ne ha diritto
Oltre alle misure poc’anzi citate, possono andare in pensione a prescindere dall’età anche i cosiddetti lavoratori precoci, purché abbiano maturato almeno 41 anni di contributi. Di questi almeno uno deve essere stato versato prima del compimento dell’età di 19 anni. Ma non solo, per accedere a questa misura è fondamentale che i soggetti interessati rientrino in una delle seguenti categorie:
- stato di disoccupazione in seguito alla cessazione del rapporto lavorativo per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa oppure risoluzione consensuale;
- invalidità pari o superiore al 74%, appositamente accertata dalla commissione medica;
- coloro che assistono e convivono da almeno sei mesi con il coniuge o un parente in stato di non autosufficienza;
- soggetti che, come illustrato sul sito dell’Inps:
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- hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 (attività usurante di cui al decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale 19 maggio 1999, addetti alla linea catena, lavoratori notturni, conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti al trasporto collettivo);
- sono ricompresi tra le categorie di lavoratori dipendenti di seguito elencate e hanno svolto l’attività lavorativa cd. gravosa per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, ovvero, per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività lavorativa:
- operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
- conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- conciatori di pelli e di pellicce;
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- conduttori di mezzi pesanti e camion;
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
- facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
- operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
- pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
- lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del d.lgs.67/2011;
- marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne”.
Stabilire a priori quali sia la misura più conveniente non è possibile.
Ogni persona, infatti, deve decidere a seconda delle proprie esigenze. Alcuni, ad esempio, potrebbero prediligere una misura che permetta di uscire prima dal mondo del lavoro e guadagnare in benessere. Altri, invece, potrebbero voler attendere pur di ottenere un assegno pieno. In caso di dubbi si consiglia di rivolgersi a un professionista del settore, come Caf o Patronato, per ottenere maggiori informazioni in merito e scegliere la soluzione più in linea con le proprie aspettative.
