Andare in pensione anticipata è ciò a cui aspirano tanti contribuenti stanchi di lavorare e desiderosi di godersi il meritato riposo. Tuttavia, scegliere di lasciare il lavoro prima del previsto può nascondere delle insidie, soprattutto se si guarda all’obiettivo di massimizzare la propria carriera contributiva.
Infatti, uscendo dal mondo del lavoro in anticipo, il rischio concreto è quello di ricevere un assegno pensionistico inferiore rispetto a quanto ci si aspettava. I motivi di questa riduzione sono molteplici e, nel 2025, alcune novità hanno addirittura peggiorato la situazione. Ci sono infatti misure che penalizzano i lavoratori che vogliono andare in pensione, al punto che per alcuni sarebbe più saggio rimandare l’uscita.
Una tendenza che, nel 2027, si farà ancora più evidente, perché le condizioni peggioreranno ulteriormente.
Perché la pensione anticipata è meno conveniente (e lo sarà ancora di più nel 2027)
Le pensioni anticipate sono in calo. Lo confermano diversi studi statistici. Chi si domanda il motivo deve sapere che, in genere, sono due le variabili principali che condizionano la scelta (o la possibilità) dei lavoratori di andare effettivamente in pensione prima.
Da un lato, vi sono le regole di calcolo delle pensioni, che, come noto, sfavoriscono chi lascia il lavoro in anticipo. Dall’altro, pesano le questioni anagrafiche e contributive, con requisiti e condizioni che diventano via via più difficili da raggiungere o sfruttare.
Nel 2025, il calcolo della pensione ha subito una modifica significativa con l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione. Si tratta dei moltiplicatori utilizzati per trasformare il montante contributivo accumulato durante la carriera in pensione. Questo metodo si applica alle pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo, ma riguarda anche quelle a calcolo misto.
Infatti, tutte le pensioni che prevedono una componente calcolata con il sistema contributivo si basano proprio sui coefficienti, che rappresentano un elemento cruciale per determinare l’importo finale dell’assegno.
I coefficienti e come incidono in negativo dopo l’aggiornamento del 2025
Nel 2025, i coefficienti di trasformazione sono stati aggiornati e sono diventati meno favorevoli. Questo cambiamento è legato all’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione: più le persone vivono a lungo, più i coefficienti si abbassano, penalizzando il calcolo della pensione e rendendo più severi anche i requisiti per accedervi.
Tanto è vero che, nel 2027, è già previsto un inasprimento di 3 mesi dei requisiti anagrafici, oltre a un ulteriore peggioramento dei coefficienti di trasformazione. Le pensioni anticipate, quindi, non solo saranno più difficili da ottenere, ma risulteranno anche meno convenienti dal punto di vista economico.
Senza dimenticare che, in un sistema completamente contributivo, continuare a lavorare conviene sempre, perché si accumulano più contributi che vanno a incrementare il montante e, di conseguenza, generano pensioni più elevate. Inoltre, andando in pensione più tardi, si può usufruire di coefficienti migliori, proprio grazie all’età più avanzata al momento della richiesta.
Pensione anticipata: calano le richieste e le cause sono molteplici
Un altro elemento da considerare è che, per alcune categorie di lavoratori, rinviare la pensione può significare guadagnare fino al 19% in più sullo stipendio.
Questo è possibile grazie ad alcune misure specifiche.
Ad esempio, chi ha già maturato i requisiti per la pensione anticipata ordinaria (ossia 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne) può scegliere di continuare a lavorare fino ai 67 anni, beneficiando così dello sgravio contributivo sulla propria quota (pari al 9,19% nel FPLD, il Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti).
Lo stesso vale per chi ha raggiunto i 62 anni di età e i 41 anni di contributi, ossia chi ha maturato il diritto alla cosiddetta Quota 103. In questo caso, i vantaggi sono molteplici, ma esiste anche un aspetto penalizzante da valutare attentamente.
Infatti, con la Quota 103, il calcolo della pensione è interamente contributivo, una condizione obbligatoria per accedere a questa forma di pensionamento anticipato. Di conseguenza, chi ha già 18 o più anni di contributi versati al 31 dicembre 1995, e che quindi avrebbe diritto a una parte di pensione calcolata con il più favorevole sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011, rischia di perdere fino al 30% della pensione accettando la Quota 103.
Anche questo è un motivo per cui le statistiche confermano che le richieste di pensione anticipata da parte dei cittadini sono sempre meno diffuse.