Pensioni, l’Italia spaccata in due: confronto tra Nord e Sud

Le disuguaglianze nelle pensioni tra Nord e Sud Italia evidenziano criticità strutturali che minacciano equità e coesione sociale
1 mese fa
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Foto © Investireoggi

L’ultima analisi dell’ISTAT offre uno spaccato preoccupante sul tema delle pensioni e dell’inclusione lavorativa nel Mezzogiorno d’Italia. Emergono differenze sostanziali rispetto al Nord del Paese, sia per quanto riguarda l’accesso al lavoro che il diritto alla pensione. Tali dati evidenziano una situazione di svantaggio strutturale che incide non solo sul benessere economico degli individui ma anche sulla sostenibilità futura del sistema previdenziale italiano.

Nel Sud Italia, solo il 70% degli over 65 percepisce una pensione, una quota decisamente inferiore rispetto a quella del Nord, dove oltre l’80% degli individui in questa fascia d’età è titolare di un trattamento previdenziale.

A ciò si aggiunge il dato relativo alla fascia 50-64 anni, dove appena il 50% risulta occupato, contro circa il 70% registrato nelle regioni settentrionali. Il quadro complessivo evidenzia una criticità evidente: una parte significativa della popolazione meridionale giunge all’età avanzata senza un’adeguata copertura previdenziale.

Pensioni in Italia: la fascia grigia degli esclusi (anche dal lavoro)

Uno degli aspetti più preoccupanti messi in luce dal report ISTAT riguarda la condizione dei 65-74enni nel Sud Italia. In questa fascia di età, il 23,8% non ha un’occupazione e non percepisce alcuna forma di pensione. Questo significa che quasi un quarto degli individui prossimi alla terza età si trova in una situazione di esclusione economica, priva di qualsiasi fonte di reddito regolare. In confronto, nelle regioni settentrionali la percentuale di persone in questa condizione è inferiore al 13%, segno di un sistema più inclusivo e strutturato.

Questa “terra di mezzo” rappresenta un segmento vulnerabile, spesso composto da individui che hanno avuto carriere discontinue, lavori precari o in nero, e che quindi non hanno maturato i requisiti minimi per accedere alle prestazioni pensionistiche.

Il fenomeno è il risultato di una molteplicità di fattori, a partire dalle difficoltà di accesso al mercato del lavoro, che colpiscono in maniera più marcata il Sud. In alcuni casi la differenza sulle pensioni in Italia la fa anche il titolo di studio, come emerge dallo stesso report ISTAT.

Lavoro precario e ingresso tardivo: le radici del divario

Tra le cause principali del ritardo nell’accesso alla pensione vi sono l’instabilità occupazionale e l’ingresso tardo nel mondo del lavoro. Nel Meridione, molti giovani iniziano a lavorare stabilmente solo dopo i 30 anni, spesso alternando periodi di disoccupazione, contratti a termine e lavori irregolari. Questa discontinuità incide negativamente sul montante contributivo, determinando una ridotta anzianità contributiva e, in molti casi, l’impossibilità di raggiungere i requisiti minimi per il pensionamento.

A ciò si aggiungono le scarse opportunità di lavoro stabile e qualificato, che rendono più difficile la costruzione di una carriera solida e coerente. L’effetto domino è evidente: senza lavoro regolare non si versano contributi, e senza contributi non si accede alle pensioni. Il sistema previdenziale, basato in larga parte sul principio contributivo, penalizza inevitabilmente chi ha alle spalle una vita lavorativa frammentata.

La questione territoriale nel sistema pensioni italiano

Il divario tra Nord e Sud in termini di pensioni si inserisce in un contesto più ampio di disparità territoriali che caratterizzano il tessuto economico e sociale del Paese.

Le regioni meridionali soffrono storicamente di una minore industrializzazione, una più alta incidenza della disoccupazione e un minore livello di reddito pro capite. Queste condizioni si riflettono inevitabilmente anche sulla dimensione previdenziale.

Il sistema pensionistico italiano, sebbene pensato per garantire una rete di sicurezza universale, mostra difficoltà a colmare i divari regionali. Le regole di accesso, uguali su tutto il territorio nazionale, non tengono conto delle diverse condizioni economiche locali, generando effetti distorsivi che penalizzano le aree meno sviluppate. Il rischio è quello di amplificare le disuguaglianze già esistenti, creando una frattura sempre più ampia tra le diverse aree del Paese.

Alla luce dei dati ISTAT, appare urgente avviare politiche mirate per ridurre le disuguaglianze previdenziali tra Nord e Sud.

Riassumendo

  • Solo il 70% degli over 65 al Sud riceve una pensione.
  • Il 23,8% dei 65-74enni meridionali è senza lavoro né pensione.
  • Carriere discontinue e precarie limitano l’accesso alla previdenza nel Mezzogiorno.
  • Il sistema contributivo penalizza chi ha lavori irregolari o frammentati.
  • Esistono profonde disuguaglianze territoriali nel sistema pensionistico italiano.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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