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Oggi: 12 Dic, 2025

In Germania il governo Merz rischia di cadere a dicembre sulle pensioni

Il governo del cancelliere Friedrich Merz rischia di cadere a fine anno su una riforma delle pensioni in Germania che divide la maggioranza.
3 settimane fa
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Pensioni in Germania, maggioranza divisa al Bundestag
Pensioni in Germania, maggioranza divisa al Bundestag © Licenza Creative Commons

Non siamo ai livelli dell’instabilità politica a Parigi, ma anche a Berlino traballa la maggioranza al Bundestag che sostiene il governo del cancelliere Friedrich Merz. E guarda caso il tema divisivo riguarda proprio la previdenza. In particolare, una riforma delle pensioni in Germania rischia di abbattere l’esecutivo prima di Natale. Conservatori e alleati socialdemocratici sono divisi e i primi al loro interno stanno accusando una vera e propria faida.

Governo in Germania a rischio su pensioni

La rivolta contro il piano di Merz e del vice-cancelliere Lars Klingbeil è guidata dalla Junge Union, i giovani della CDU. Non accettano, in particolare, una previsione contenuta sulle future pensioni in Germania erogate dopo il 2031.

Essa consiste nel fissare al 48% del salario medio la percentuale minima dell’assegno. La sinistra reclama questa misura per sostenere i redditi dei pensionati tedeschi, spesso insufficienti per vivere. I giovani conservatori lamentano che ricadrebbe sulle nuove generazioni, pesando per 120 miliardi di euro a carico dei conti pubblici.

I ribelli sono 18, più che necessari per affossare il governo, che si regge su una maggioranza di appena 12 deputati. Hanno minacciato chiaro e tondo che non voteranno questa proposta di legge a dicembre. Dal canto loro, i socialdemocratici hanno fatto sapere tramite il loro co-leader e ministro del Lavoro, Bärbel Bas, che non accetteranno modifiche. Prova a gettare acqua sul fuoco il ministro dell’Interno, Alexander Dobrindt (CSU), secondo cui alla fine si arriverà a una soluzione.

Merz sotto assedio

Merz è sotto assedio da prima del suo insediamento. All’interno del partito non gli perdonano le concessioni agli alleati in cambio del via libera al suo governo. A marzo, il Bundestag votò la riforma del freno al debito, che consente al governo federale di fare deficit oltre lo 0,35% del Pil. Uno smacco per la Junge Union, che parlò di tradimento. E adesso è arrivata la mazzata delle pensioni, quando già oggi la Germania spende 128 miliardi in più all’anno dei contributi versati dai lavoratori.

La spesa da 524 miliardi risulta alimentata per quasi un quarto dalla fiscalità generale.

Il problema è politico e non contabile. Il centro-destra teme di perdere identità e consenso a favore dell’AfD, che nei sondaggi è primo partito con oltre un quarto dei voti. La sinistra non può cedere, perché a sua volta è ridotta ai minimi termini e di questo passo rischia di scendere sotto la doppia cifra. Il governo Merz è nato come sommatoria tra due debolezze e si è visto sin da subito. Il cancelliere cerca di serrare i ranghi, segnalando ai suoi che deve legiferare per un’intera nazione e non per un partito. Parole che lasciano il tempo che trovano.

Maggioranza troppo litigiosa

Il guaio è che i risultati dell’azione di governo non arrivano, mentre i tedeschi assistono a litigi quotidiani nella maggioranza. Le pensioni sono solo l’ultimo capitolo sensibile a dividere una Germania smarrita da quando Angela Merkel non è più cancelliera. Il tema sembrava riguardare le altre economie europee, mentre adesso si scopre che i contributi versati dai lavoratori tedeschi tendono a contrarsi con i pagamenti che, invece, aumentano.

Nel sistema pensionistico tedesco lavoratori e datori di lavoro versano ciascuno il 9,3% della retribuzione lorda per un’aliquota complessiva del 18,6%. Sono esclusi dall’obbligo i dipendenti statali e i lavoratori autonomi. Anche su questo aspetto il governo ha cercato di intervenire nei mesi scorsi, ma ha dovuto fermarsi per via delle contrapposizioni tra alleati. I conservatori hanno conquistato consensi sopra la media tra gli over 60 alle ultime elezioni federali. Trovano difficile dire a questa parte della popolazione che dovranno attendere più tempo per lasciare il lavoro o che dovranno accontentarsi di assegni bassi. Se dicessero il contrario, però, metterebbero a rischio i conti pubblici e la loro stessa reputazione di responsabili fiscali.

Pensioni in Germania punta dell’iceberg

Sulle pensioni in Germania stanno venendo i nodi al pettine. Per decenni Berlino ha invocato le riforme solo per i partner europei, ignorando la necessità di fare i compiti in casa. Il successo dell’era Merkel fu dovuto in gran parte proprio all’inazione. Non essendo intervenuta in nessuna delle materie sensibili, la cancelliera non s’inimicò nessuno e poté godere di un consenso vasto e trasversale per un periodo lungo 16 anni. Ora che l’economia tedesca è ferma, perlopiù a seguito di alcune decisioni sciagurate prese proprio da Mutti, anche la “locomotiva d’Europa” scopre la difficoltà di varare riforme necessarie e politicamente dolorose.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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