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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensioni a 62 anni: stop alle uscite, ecco però in arrivo le alternative

Senza la quota 103 spariranno le pensioni a 62 anni nel 2026? A dire il vero no, perché alcune misure lo permetteranno ancora, eccole.
3 mesi fa
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Pensioni ecco i fortunati 2027.
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C’è fermento in ambito previdenziale per via di alcune novità che sembrano ormai certezze in vista della nuova legge di Bilancio. Fermento e agitazione animano oggi molti contribuenti che si ritenevano ormai prossimi alla pensione anticipata con una misura che rischia di scomparire nel 2026. Parliamo naturalmente della pensione con Quota 103, una misura che, secondo molti, è stata un vero e proprio flop e che sembra giunta al capolinea. Nel 2026 si dirà addio alla pensione dei quotisti: finisce un’era iniziata nel 2019.

Ma attenzione: chi teme che con la fine di Quota 103 sia svanita ogni possibilità di pensione a 62 anni, si sbaglia.

Alternative nel 2026 ci saranno. Ecco quindi cosa resta da fare per i nati nel 1964 che desiderano andare in pensione l’anno venturo.

“Buonasera, sono nato a febbraio 1964 ed avevo già pregustato la possibilità di andare in pensione con Quota 103 nel 2026. Mi trovo con i contributi giusti, pari a 41 anni, ma adesso mi crolla tutto il castello di carte. Mi confermate che è vero che nel 2026 Quota 103 non ci sarà più?”

Pensioni a 62 anni, stop alle uscite: ecco però le alternative in arrivo

Finisce l’epoca delle tanto discusse pensioni dei quotisti. Dal 2019 a oggi, infatti, è sempre stata presente una misura che, sommando età e contributi, permetteva di andare in pensione prima rispetto alle vie ordinarie. Misure molto discusse, motivo per cui si è deciso di porre la parola fine a questo capitolo.

Già la Quota 100 del 2019 (introdotta dal governo Conte I e durata tre anni) fu al centro di polemiche: se da un lato rappresentava la migliore opportunità di pensionamento anticipato degli ultimi anni (62 anni di età e 38 anni di contributi, senza penalizzazioni né vincoli di platea), dall’altro aveva un impatto pesante sui conti pubblici.

La successiva Quota 102 fu ritenuta iniqua perché innalzava di colpo di due anni l’età minima rispetto alla precedente.

Infine, la Quota 103 è stata criticata perché, dopo il primo anno (2023), la misura è stata corretta diventando penalizzante: prevedeva infatti l’obbligo di ricalcolo contributivo, riducendo l’importo degli assegni. Così le adesioni si sono ridotte.

Eppure, come sottolinea il nostro lettore, si trattava pur sempre di misure appetibili per alcuni, che ora lasciano una certa nostalgia. Tuttavia, le pensioni a 62 anni nel 2026 saranno ancora possibili, anche se con strumenti diversi da Quota 103.

Chi è precoce può uscire anche nel 2026 e prendere una pensione a 62 anni, ma a condizioni precise

Quota 103 prevedeva l’uscita a 62 anni con 41 anni di contributi. Lo stesso requisito contributivo (41 anni) è la soglia utile anche per la Quota 41 dei lavoratori precoci. Per i nati nel 1964 che nel 2026 raggiungeranno questo traguardo, potrebbe rappresentare una valida alternativa, anche perché non prevede il ricalcolo contributivo.

Tuttavia, la platea è più ristretta rispetto a Quota 103. Per accedere a Quota 41 precoci occorre:

  • avere almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni;
  • appartenere a una delle categorie tutelate, ovvero:
    • lavoratori addetti a mansioni gravose o usuranti (7 anni negli ultimi 10 o 6 negli ultimi 7);
    • persone con invalidità almeno al 74%;
    • disoccupati da almeno 3 mesi dopo la fine della Naspi;
    • caregiver che da almeno 6 mesi assistono un familiare con disabilità grave.

Ecco la novità che potrebbe mettere tutti d’accordo

Per il 2026 si parla molto del progetto di una Quota 41 flessibile. In questo caso, il requisito chiave resterebbe il compimento dei 62 anni di età, rendendo quindi idonei anche i nati nel 1964, proprio come con Quota 103.

Si tratta ancora di un progetto e non di una certezza: sarà la legge di Bilancio a decidere se la misura vedrà la luce. In ogni caso, la Quota 41 flessibile sarebbe estesa a tutti, ma tornerebbe a prevedere penalizzazioni sull’assegno.

Non come Quota 103, che obbligava al ricalcolo contributivo, ma con un meccanismo di taglio lineare: una riduzione percentuale prefissata per ogni anno di anticipo. Le ipotesi parlano di un 2% annuo di penalizzazione.

Un sistema che, pur riducendo l’importo della pensione, darebbe flessibilità al contribuente, lasciandogli la libertà di scegliere quando uscire dal lavoro e accettare la corrispondente decurtazione.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.