Nel nostro sistema pensionistico non esiste misura, provvedimento, bonus (incluso quello sullo stipendio) o strumento per la pensione che non generi dubbi e incertezze. E non poteva essere diversamente anche per quanto riguarda lo sgravio contributivo che alcuni lavoratori possono sfruttare sul finire della carriera lavorativa.
Un nostro lettore ci ha sottoposto un quesito che ci permette di approfondire la questione partendo proprio dalla sua situazione personale.
“Buonasera, ho 65 anni di età e ne compirò 66 a novembre. Proprio ieri ho maturato i miei 43 anni di contributi. Lavoro in un’azienda di trasporti, ma svolgo attività d’ufficio. Francamente, lavorare un altro anno per arrivare ai fatidici 67 anni della pensione di vecchiaia non mi spaventa. Tuttavia, il mio datore di lavoro insiste perché vada in pensione subito, ma io volevo capire se mi conviene sfruttare il
investireoggi.it/posticipo-della-pensione-inps-spiega-la-nuova-versione-del-bonus-maroni/”>Bonus Maroni. Lui sostiene che è vero che posso prendere uno stipendio più alto fino ai 67 anni, ma la pensione verrebbe penalizzata. Potete darmi un consiglio?”
Pensione rimandata e bonus stipendio: ecco i calcoli da fare
Il cosiddetto Bonus Maroni, ovvero lo sgravio contributivo destinato a chi decide di posticipare la pensione già maturata tramite Quota 103 o la pensione anticipata ordinaria, è una delle misure più particolari del nostro sistema previdenziale.
Ed è anche vero che alcuni sostengono che questo sgravio, pur aumentando lo stipendio, penalizzerebbe la pensione futura. Una convinzione che, però, consideriamo allarmistica e non aderente alla realtà.
In effetti, lo sgravio — che richiama il vecchio bonus introdotto durante il governo Berlusconi dall’allora ministro Roberto Maroni, da cui prende il nome — permette a chi ha già raggiunto il diritto alla pensione ma decide di rinviare l’uscita, di ottenere uno stipendio più alto.
Questo aumento è dovuto al fatto che in busta paga rimane come netto anche la parte di contribuzione che normalmente il lavoratore versa mensilmente.
Nel dettaglio, nel nostro sistema previdenziale, il lavoratore destina alla pensione il 33% dello stipendio lordo, percentuale che per i dipendenti si suddivide in un 9,19% a carico del lavoratore e il resto a carico del datore di lavoro. Lo sgravio si applica proprio su quel 9,19%, che quindi rimane direttamente nelle tasche di chi decide di rimandare il pensionamento.
Stipendio più alto al posto della pensione: quali sono i rischi reali?
Chi si trova nella situazione del nostro lettore è a circa un anno dalla pensione di vecchiaia, ma ha già maturato il diritto alla pensione anticipata. Può quindi scegliere se:
- lasciare subito il lavoro e accedere alla pensione;
- rimandare l’uscita di circa 12 mesi, godendo del bonus e di uno stipendio più alto.
Il bonus si applica fino a quando il lavoratore non decide di esercitare il diritto alla pensione, o comunque fino ai 67 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia.
Chi afferma che, posticipando il pensionamento e accedendo al bonus, si subisce un taglio dell’assegno pensionistico, si basa su un ragionamento incompleto. Durante il periodo in cui si beneficia del bonus, infatti, i contributi versati sono effettivamente ridotti, poiché manca la quota a carico del lavoratore.
Tuttavia, la parte versata dal datore di lavoro continua a generare contribuzione utile, anche se in misura minore rispetto a prima.
Inoltre, posticipando l’uscita dal mondo del lavoro si beneficia di coefficienti di trasformazione più vantaggiosi, cioè di un sistema che calcola la pensione in modo più favorevole a chi lascia il lavoro in età più avanzata.
La Quota 103 è penalizzata: ancora più conveniente il Bonus Maroni
In definitiva, restare al lavoro sfruttando lo sgravio contributivo può essere conveniente. Non solo si ottiene uno stipendio più alto nell’immediato, ma anche una pensione più elevata nel lungo periodo, rispetto a quanto si otterrebbe anticipando l’uscita.
Questo vale anche per chi accede alla pensione anticipata ordinaria, che già di per sé è una misura priva di penalizzazioni. Ancora più evidente è la convenienza per chi rientra nei requisiti della Quota 103, misura che prevede:
- almeno 62 anni di età;
- almeno 41 anni di contributi.
Scegliendo il bonus e rimandando il pensionamento, si evitano i limiti imposti dalla Quota 103, come il vincolo delle quattro volte il trattamento minimo, e si scongiura il ricalcolo contributivo penalizzante, che scatta scegliendo l’opzione della Quota 103.
In conclusione, il Bonus Maroni rappresenta per molti lavoratori una scelta vantaggiosa, ma va valutato caso per caso, tenendo conto della situazione personale, dell’anzianità contributiva e degli obiettivi previdenziali.