Pensione a 70 anni: come il governo convincerebbe gli statali

Il Governo continua a valutare l'ipotesi di pensione a 70 anni per gli statali. Ma quali incentivi offrirebbe per prolungare il lavoro?
3 settimane fa
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Nelle ultime settimane, il Governo italiano ha avviato una serie di discussioni su una possibile riforma che potrebbe estendere l’età di pensionamento dei dipendenti della pubblica amministrazione fino a 70 anni. Questa proposta di pensione a 70 anni per gli statali avrebbe lo scopo di affrontare diverse sfide sistemiche nel settore pubblico, cercando di bilanciare le esigenze del mercato del lavoro e le difficoltà legate alla sostenibilità del sistema pensionistico.

Attualmente, un dipendente statale in Italia ha l’obbligo di andare in pensione a 65 anni, condizione che abbia raggiunto i requisiti contributivi previsti per la pensione anticipata ordinaria.

Ossia 42 anni e 10 mesi di contributi (se uomini) ovvero 41 anni e 10 mesi di contributi (se donne). In alternativa, l’età di pensionamento obbligatorio può arrivare a 67 anni, in linea con quanto stabilito dalla pensione di vecchiaia ordinaria nel settore privato.

Ma in che modo il Governo incentiverebbe i lavoratori pubblici a prolungare la loro carriera fino a 70 anni?

Quali incentivi per prolungare la vita lavorativa

L’obiettivo principale della proposta, dunque, è incoraggiare i dipendenti pubblici a restare attivi fino al compimento del 70° anno di età (ben oltre l’età ordinaria di pensionamento di vecchiaia), offrendo loro incentivi economici. Una scelta per il lavoratore e non un obbligo.

Questi incentivi, stando alle ipotesi in esame, si concretizzerebbero in aumento mensile della busta paga a partire dal momento in cui il lavoratore potrebbe andare in pensione, ma sceglie di continuare a lavorare.

Il meccanismo per indurre alla pensione 70 anni per gli statali che si sta delineando prevederebbe una modalità semplice. Invece di versare i consueti contributi previdenziali all’INPS (quelli a carico della pubblica amministrazione), i fondi che sarebbero stati destinati a coprire tali contributi verrebbero direttamente inclusi nello stipendio netto del lavoratore. In altre parole la quota di contributi a carico del datore di lavoro (amministrazione pubblica) verrebbero lasciati al lavoratore, invece, che versati all’ente pensionistico.

Insomma, una sorte di bonus Maroni di Quota 103, ma a parti invertite.

Questo aumento del reddito disponibile, che sarebbe attivato a partire dall’età di pensionamento ordinario, rappresenterebbe un incentivo non solo significativo ma anche meno oneroso per lo Stato rispetto ad altre misure più tradizionali.

Pensione 70 anni per gli statali: una riforma tra opportunità e sfide

L’idea di spingere i dipendenti pubblici a lavorare fino ai 70 anni rappresenterebbe una possibile soluzione per fronteggiare la crisi di personale. E anche la sostenibilità delle pensioni. Ma non è priva di criticità. Da un lato, per alcuni lavoratori, continuare a lavorare più a lungo potrebbe essere una scelta attraente. Soprattutto se incentivata da benefici economici tangibili. D’altro canto, potrebbero sollevare preoccupazioni sul fronte della salute e del benessere dei lavoratori più anziani. Che potrebbero non essere in grado di sostenere ritmi lavorativi intensi fino a un’età così avanzata.

Inoltre, mentre l’aumento della busta paga potrebbe essere visto come una soluzione economicamente vantaggiosa sia per i lavoratori che per lo Stato, esiste il rischio che queste misure non siano sufficienti per risolvere i problemi strutturali della pubblica amministrazione. La difficoltà di attirare nuovi talenti e la carenza di risorse in settori critici richiedono interventi più ampi e complessi. Come una revisione delle politiche di reclutamento e formazione. Nonché una maggiore attenzione alle condizioni di lavoro nel settore pubblico.

Riassumendo…

  • Il Governo propone di estendere l’età pensionabile dei dipendenti statali fino a 70 anni.
  • Incentivi economici per la pensione statali a 70 anni includerebbero aumento salariali, trasferendo i contributi INPS direttamente alla busta paga.
  • La carenza di personale pubblico spinge a trattenere i lavoratori anziani più a lungo.
  • La sostenibilità del sistema pensionistico è minacciata dall’aumento della popolazione in età pensionabile.
  • Prolungare la carriera lavorativa potrebbe mitigare l’impatto sulle finanze pubbliche ei servizi.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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