Cambiano le pensioni nel 2026, almeno questo è ciò che sembra essere l’intenzione del governo. L’obiettivo dichiarato è consentire a tutti di andare in pensione a 64 anni. Con la formula allo studio i calcoli sarebbero più semplici rispetto a oggi, i requisiti più snelli e, di conseguenza, il pensionamento a 64 anni diventerebbe una concreta opportunità.
Il prossimo anno potrebbe quindi segnare una svolta importante per i contribuenti. E per alcuni nati nel 1962 il 2026 potrebbe riservare una gradita sorpresa.
Pensione a 64 anni nel 2026: per alcuni nati nel 1962 ecco la grande sorpresa
Chi è nato nel 1962 oggi ha compiuto 63 anni. Se non rientra nell’Ape sociale – l’unica misura che consente l’uscita a questa età (con almeno 63 anni e 5 mesi e 30 o 36 anni di contribuzione) – dovrà necessariamente attendere il 2026 per poter accedere alla pensione al compimento dei 64 anni.
Ma questo sarà possibile solo se il primo accredito contributivo è successivo al 31 dicembre 1995 e se si sono maturati almeno 20 anni di versamenti.
In caso contrario, è molto probabile che l’interessato debba attendere il 2029, anno in cui scatterebbe il diritto alla pensione di vecchiaia: a 67 anni, a 67 anni e 3 mesi (dal 2027) o addirittura a 67 anni e 5 mesi nel 2029, in base agli scatti biennali previsti.
In pratica, molti nati nel 1962 dovrebbero guardare al 2029 come data di uscita, a meno che il governo non riesca a introdurre l’estensione della pensione a 64 anni anche a chi ha versamenti antecedenti al 1996.
Cosa cambia e perché servono ingenti versamenti nella previdenza complementare
Alcuni contribuenti nati nel 1962 potrebbero quindi andare in pensione già l’anno prossimo, anticipando di tre anni rispetto al calendario attuale.
Un’opportunità senza dubbio allettante, ma non destinata a tutti i nati di quell’anno. I requisiti per accedere a 64 anni resteranno comunque severi, perché l’INPS non concede la pensione a questa età in modo indiscriminato.
Se la misura sarà confermata nella prossima Legge di Bilancio, per accedere serviranno:
- 64 anni di età;
- almeno 25 anni di contributi;
- un importo pensionistico sufficientemente elevato, spesso raggiungibile solo grazie a versamenti consistenti nella previdenza complementare.
Infatti, il principale ostacolo della misura resta il requisito di una pensione pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale, soglia non facilmente raggiungibile con carriere contributive ridotte.
Pensione a 64 anni nel 2026, ecco per i nati nel 1962 la soluzione
Considerando che l’assegno sociale attuale è di circa 538 euro al mese, la soglia da raggiungere è pari a 1.616 euro mensili. Un traguardo tutt’altro che semplice per chi ha alle spalle solo una ventina d’anni di contributi.
La soluzione passa quindi dall’uso combinato della rendita della previdenza complementare insieme a quella della previdenza obbligatoria, così da superare il vincolo dell’importo minimo richiesto. Un ostacolo che, per le donne, dovrebbe restare parzialmente agevolato: infatti, come per le contributive pure, anche per le lavoratrici che rientreranno nella misura nel 2026 è previsto un abbassamento della soglia in base al numero di figli.
In particolare:
- con un figlio la pensione necessaria dovrà essere almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale;
- con più figli la soglia scende a 2,6 volte l’assegno sociale.
In ogni caso, restano determinanti i versamenti nella previdenza complementare. Chi ha iniziato a costruirsi questa garanzia in anticipo avrà maggiori possibilità di accedere al pensionamento a 64 anni nel 2026.
